Welfare

Qui Emilia-Romagna. Il privato sociale fuori gioco

Le soluzioni dell'Emilia per attuare la legge 328

di Redazione

Il 9 dicembre 2004, il consiglio della Regione Emilia-Romagna ha approvato le due direttive che dettano le regole per la trasformazione e la fusione delle Ipab, nonché per il funzionamento delle nuove Aziende pubbliche di servizi alla persona che si vengono a creare. È seguita la delibera di giunta del 14 febbraio 2005 che stabilisce procedure e termini per la trasformazione. Tale iniziativa trova fondamento nella legge 328 che intende inserire le istituzioni trasformate nella rete dei servizi, per realizzare un sistema integrato caratterizzato dal pluralismo e dal concorso di soggetti pubblici e privati. Questa impostazione è, poi, ripresa dalla legge regionale di attuazione della 328 che però già orienta la Regione dando un chiaro indirizzo alle scelte verso l?enfatizzazione della grande dimensione. E così è stato. La Regione Emilia-Romagna obbliga di fatto tutte le Ipab presenti in regione a trasformarsi in aziende pubbliche, prima, e a fondersi tra loro per raggiungere adeguate dimensioni, poi. E lo fa con norme che obbligano alla trasformazione le Ipab con fatturato superiore ai 500mila euro se operano nel settore degli anziani, e ai 150mila euro se operano nel settore dei minori, disattendendo gli indirizzi della legge nazionale che orienta le scelte verso una compresenza e collaborazione di molteplici soggetti pubblici e privati nel sistema integrato dei servizi socio-assistenziali. Inoltre sono obbligate a fondersi tra loro quelle aziende pubbliche che, singolarmente, non raggiungono il fatturato di 4 milioni di euro. Il tradimento della 328 Questo secondo limite, secondo i numeri forniti dalla Regione stessa, obbligherà la quasi totalità delle aziende a ripetute fusioni, negando la possibilità di conservare, delle originarie Ipab, la specializzazione assistenziale, le volontà dei fondatori e quel radicamento territoriale che queste realtà hanno saputo instaurare. In altre parole: le caratteristiche originali di realtà che hanno segnato la vita del servizio sociale in Emilia-Romagna. Altre clausole che danno conto della volontà di trasformare tutte o, comunque, il maggior numero possibile di Ipab in aziende pubbliche stanno nell?obbligatorietà imposta alle istituzioni che svolgono attività di erogazione di servizi assistenziali in forma diretta e indiretta (a fronte di un obbligo che il dlgs 207/2001 riferisce alle sole istituzioni che erogano direttamente servizi), e di prevedere che l?azienda pubblica si caratterizzi come azienda multiservizi nell?ambito dello stesso settore assistenziale. Mentre di un tale obbligo non vi è traccia nella legge 328, né nel decreto legislativo 207, né nella legge regionale 2/2003. No al sistema unico Altre ancora sono le scelte operate dall?Emilia-Romagna che fanno pensare all?intenzione di creare un sistema unico o, comunque, prevalente di soggetti forti, a disposizione degli enti locali mettendo fuori gioco il disegno di forte integrazione tra servizi e tra soggetti voluto dalla legislazione nazionale, ma anche regionale. Si vengono, così, a creare le condizioni perché un nuovo soggetto, l?Azienda pubblica di servizi alla persona, venga promossa come soggetto prioritario, se non unico e privilegiato nella realizzazione dei servizi, lasciando ai soggetti del terzo settore spazi e ruoli accessori e strumentali. Soggetti che, forse, saranno sì chiamati a gestire i servizi, ma sempre in una posizione di subordinazione e passività, senza possibilità di contribuire al miglioramento e all?implementazione, ma anche all?arricchimento della rete con progetti e soluzioni; e senza le opportunità, nel caso della cooperazione sociale, necessarie a sviluppare la specifica vocazione di impresa sociale. In questa linea Federsolidarietà Emilia-Romagna ravvisa, con forti riserve e grande preoccupazione, i segni di una ?presa di distanza? rispetto all?impianto e allo spirito della legge 328. Davide Drei presidente Federsolidarietà Confcooperative Emilia-Romagna Di che cosa si parla Aziende pubbliche obbligate a fondersi La Regione Emilia-Romagna ha affrontato la riforma delle Ipab con la legge 2/2003 e con altre direttive e delibere. La nuova legge obbliga di fatto tutte le Ipab presenti in regione a trasformarsi in aziende pubbliche, prima, e a fondersi tra loro per raggiungere adeguate dimensioni, poi. Devono trasformarsi le Ipab con fatturato superiore ai 500mila euro se operano nel settore degli anziani, e ai 150 mila euro se in quello dei minori.


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