Mondo

“Qui è allarme epidemie”

Il resoconto della cooperante del Cesvi Claudia Bini

di Emanuela Citterio

In mezzo a un diluvio di acqua a mancare è l’acqua, quella potabile. A riferirlo al telefono da Islamabad è Claudia Bini, responsabile dei progetti dell’ong Cesvi in Pakistan. «Ci sono aree completamente isolate e inaccessibili, dove nemmeno l’esercito riesce ad arrivare» spiega la cooperante. «Tutta la regione dell’Upper Swat, nel nord, è inaccessibile. Le strade e i ponti sono stati distrutti, così come le tubature dell’acqua potabile. Il timore maggiore ora è che partano le epidemie di colera e di febbre dengue. In giro per le strade ci sono molte carcasse di animali. L’acqua contaminata è un pericolo per le persone che stanno fuggendo dal disastro».

L’ong Cesvi, presente in Pakistan con cinque cooperanti oltre allo staff locale, ha inviato oggi una missione di monitoraggio nelle aree del nord-ovest per verificare direttamente l’entità della catastrofe naturale e le necessità più impellenti della popolazione. «Di sicuro una delle priorità sarà distribuire pastiglie per potabilizzare l’acqua e taniche» afferma Claudia Bini. «Con le prime missioni di aiuto prevediamo anche di fornire cibo, tende e rifugi temporanei. In queste ore ci stiamo coordinando con l’Ocha, l’agenzia Onu per le emergenze e con il governo locale per capire in quali settori e località è utile il nostro intervento».

Nelle ultime ore è cresciuta anche l’ondata di proteste contro il governo fra la popolazione nelle aree colpite. Circa 300 persone hanno bloccato la strada principale nel distretto di Nowshera per protestare contro il mancato invio di aiuti, e altre centinaia di rifugiati stipati in campi temporanei hanno protestato nella città di Peshawar. « Il governo è in contatto con le agenzie internazionali e con le ong» afferma Bini. «Resta però il fatto che molte zone sono inaccessibili e lì le persone intrappolate dall’acqua non sono raggiunte dalle operazioni di soccorso».

Le piogge si sono momentaneamente fermate ma il dipartimento meteorologico del PK ha previsto l’arrivo di nuove piogge a partire dai  prossimi giorni quale parte della stagione monsonica (che durerà per tutto il mese di agosto). Le nuove piogge sono attese soprattutto nelle regioni del Sindh e Punjab. L’inizio della stagione dei monsoni ha fatto registrare il più alto tasso di precipitazioni degli ultimi anni, dal 1929.

L’accesso rimane il maggiore ostacolo per la fornitura degli aiuti umanitari nelle aree colpite, l’alluvione ha gravemente danneggiato strade e ponti (tutti i maggiori ponti che attraversano il fiume Swat sono stati portati via dall’impeto dell’omonimo fiume). Le strade, tra cui la Islamabad-Peshawar motorway  sono state seriamente danneggiate.

La comunicazione con le aree colpite è resa ancor più difficile dai danni apportati alle linee telefoniche, elettriche e del gas. «Le reti di telefonia mobile ancora non funzionano» afferma la cooperante del Cesvi, «ho provato proprio ora a comunicare con una ong locale che ha sede nello Swat ma non funzionano nemmeno i cellulari». «I militari hanno inviato barche ed elicotteri nelle aree colpite mentre i loro ingegneri stanno cercando di ripristinare le maggiori vie di comunicazione e di monitorare l’esondazione dei fiumi».

Cesvi, già presente in Pakistan dal 2005, partirà con interventi di emergenza attraverso la distribuzione di tende, rifugi temporanei, cibo, pasticche per depurare l’acqua appena arriveranno informazioni dalle aree colpite. Dall’Italia sta per partire una missione di valutazione dello stato dell’emergenza nelle aree di maggiore presenza del Cesvi, nello specifico Gilgit/Baltistan e Chitral.

* Foto di copertina di Marco Bottelli


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