Famiglia
Qui Dili,la città brucia Dove sono i profughi?
Qui Dili, la città brucia Dove sono i profughi?
di Redazione
Tre volontari italiani del ?Corpo non violento di pace? della Comunità Papa Giovanni XXIII di Rimini sono arrivati nella capitale di Timor Est, Dili. Da lì ci hanno scritto questa lettera, una drammatica testimonianza di quel che sta succedendo nell?isola dopo i massacri.
Siamo arrivati a Dili, capitale di Timor Est dopo essere rimasti bloccati una settimana a Kupang, principale città di Timor Ovest. Dili è una città completamente distrutta. Da qualche giorno sono cominciati i rientri delle persone che da due settimane vivevano sulle montagne senza riparo né cibo, ma anche in città non va molto meglio: tutto è stato prima saccheggiato e poi bruciato.
Noi siamo ospitati dalle suore salesiane che sono rimaste sempre in città e la cui casa è l?unica rimasta in piedi. Le suore ci raccontano di come hanno vissuto quei giorni: le milizie entravano nelle case e costringevano alla fuga le famiglie, poi arrivavano i militari per completare l?opera saccheggiandole e bruciandole subito dopo. Si sono presentati anche da loro, intimando di andarsene. Le sette suore avevano in casa circa quattrocento tra donne e bambini e si sono rifiutate di muoversi. Ci raccontano del terrore nel vedere tutta la città che si svuotava e bruciava e nell?essere consapevoli di essere le uniche rimaste in città, senza poter chiedere aiuto a nessuno, senza che nessuno sapesse niente della loro sorte. L?Interfet (la forza internazionale per Timor Est composta in maggioranza da australiani) finora controlla solamente la città di Dili e pattuglia la strada che la congiunge a Baukau, più a Est; di tutto il resto del Paese non si hanno ancora notizie certe riguardo alle distruzioni, i morti e la eventuale presenza di milizie, nonostante ciò sembra che la situazione vada migliorando. Anche se sarà difficile per i soldati occidentali controllare le montagne. L?impressione e che presto la forza internazionale controllerà i punti nevralgici del Paese. È fuori discussione che in questo momento l?emergenza assoluta a Dili sia quella umanitaria (cibo e materiale per ricostruire), molte sono le famiglie che denunciano dispersi o morti tra i parenti, ma in città la gente festeggia e si respira aria di liberazione.
È difficile invece prevedere quale saranno le prospettive per i rifugiati a Timor Ovest, il governo indonesiano finge di avere la situazione sotto controllo distribuendo riso nei campi profughi e garantendo la possibilità di rientro a Est senza alcun pericolo, poi; di fatto continua a pagare e mantenere le milizie lungo il confine tra Timor Est e Ovest e mantenere alta la tensione contro i bianchi aumentando notevolmente le difficoltà delle organizzazioni umanitarie che vorrebbero come noi riaccompagnare a casa queste persone.
Giriamo tra le strade della città, sul lungomare, in ogni prato, nello stadio sono accampate centinaia di persone con nylon e quel poco che hanno potuto salvare dal fuoco che sta mangiandosi la città. I bambini giocano e gli uomini girano per le rovine cercando lamiere e qualcosa di buono da recuperare. La povertà è assoluta, le organizzazioni umanitarie hanno fatto oggi la prima distribuzione. Una persona, distrutta dalla paura, ci dice di aver assistito all?uccisione di centinaia di persone, forse mille, non può dire il suo nome perché sarebbe uccisa, né sa come denunciare l?orrore che ha visto. Lei non crede alla fine della guerra. «Ritorneranno», sussurra, «voi non li conoscete».
Daniele, Andrea, Alberto
Per informazioni e per sapere come è possibile aiutare l?operazione di pace a Timor Est: Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Rimini, telef. 0541.751498
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