Mondo

Qui Bagdad. Le ong si interrogano sul futuro. Via dagli opposti integralismi

Il problema non è "che fare?". ma come salvaguardare la propria indipendenza. Perché tutti vogliono forze umanitarie schierate...

di Raffaele Salinari

Se le Nazioni Unite hanno pagato con il sangue la loro ambiguità e soprattutto la loro debolezza nei confronti dell?invasione militare dell?Iraq, le ong internazionali ancora presenti nel Paese rischiano non solo la vita dei loro operatori ma anche la loro indipendenza. L?attentato del 19 agosto scorso apre, infatti, una fase del tutto nuova. I due contendenti non vogliono che il campo sia occupato da nessuna entità non schierata, indipendente, non ci deve essere il posto per una alternativa di ?pace costituente?, su questo i due contendenti sembrano essere perfettamente d?accordo. L?attentato alle Nazioni Unite, dunque, qualunque ne sia stata la matrice, è estremamente grave anche perché segnala la volontà di eliminare ogni possibile dialogo, ogni mediazione, ogni logica che non sia quella della legge del più forte. Il messaggio è : o con noi o contro di noi. Il disprezzo per quanto attiene ai diritti universali accomuna infatti gli integralismi senza distinzione, siano essi di ispirazione religiosa o inneggianti al credo del massimo profitto. Ognuna di queste ?scuole di pensiero? ha sempre trovato il modo di dichiarare apertamente la sua insofferenza verso ogni struttura che sia incaricata di far valere una ben che minima parvenza di diritto internazionale o il rispetto dei diritti universali. Dalla condizione delle donne in Afghanistan durante il regime talebano, ma anche oggi, alla sistematica delegittimazione della Corte penale internazionale da parte degli Usa, passando per l?utilizzo militare del diritto di ingerenza umanitaria, per arrivare alla dichiarata inutilità delle Nazioni Unite tranne poi a volerle utilizzare ?à la carte?, i casi di manomissione del diritto internazionale e le violazioni dei diritti umani si sono accomunati da ambo le parti sino a formare un campo di battaglia che non vorrebbe lasciare spazio a nessuna forma di opposizione. Ora, la domanda che si pongono le ong internazionali presenti in Iraq, in Colombia, in Sierra Leone, in Palestina, e in troppi altri luoghi del mondo, non solo è il che fare, dato che sembra evidente la possibilità che un prossimo attentato o i cingoli di un carro armato colpiscano quanti sono accanto alle popolazioni locali indipendentemente dagli schieramenti e soprattutto contro ogni logica bellica, quanto le modalità di salvaguardare la propria indipendenza e terzietà che si oppone, con i fatti, alla logica manichea che tentano di imporci. La risposta è che la nostra ragione d?essere, ma anche la nostra sola difesa, risiede proprio nel restare indipendenti, nel mantenerci ancorati a quel diritto internazionale umanitario tante volte violato e che le parti in guerra vorrebbero definitivamente cancellare. Se verremo lasciati soli in questo impegno civile, se quanti hanno a cuore il valore della pace come fondamento del diritto internazionale saranno progressivamente emarginati dal campo delle decisioni politiche che contano, a partire dall?Onu, e se le forze politiche democratiche non capiranno che la vera posta in gioco in Iraq, e non solo, è il diritto a dissentire dalla linea della guerra permanente globale, non solo la difesa di ogni nostro criterio di indipendenza sarà molto più difficile ma si produrrà una ulteriore chiusura degli spazi di manovrabilità politica per quanti credono ancora in una alternativa di pace.


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