Mondo

Questo Nobel è un segnale eccezionale

Parla Valerio Neri, direttore generale di Save the Children, secondo cui il premio Nobel per la Pace arriva nel momento giusto, «la violenza nel mondo sta raggiungendo livelli incredibili. Oltre 1 miliardo di bambini è coinvolto in situazioni di instabilità e conflitto».

di Lorenzo Alvaro

Oggi è stato assegnato il premio Nobel per la Pace. Ad aggiudicarselo sono stati Kailash Satyarthi e Malala Yousafzay. Entrambi “paladini” dei bambini. Il riconoscimento ai due attivisti infatti è stato per: «la lotta contro l’oppressione dei più piccoli e per il loro diritto all’istruzione». La pakistana è la più giovane ad essere insignita nella storia di tutte le categorie del premio. L’indiano, grazie alla sua organizzazione Bachpan Bachao Andolan è riuscito a liberare almeno 80.000 bambini dalla schiavitù. Vita.it ha chiesto a Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, che significato abbia il Nobel in questo momento storico in cui tra guerre, epidemia (l'Ebola dilaga in Africa) e nuove povertà i bambini pagano un prezzo sempre più alto.
 

Valerio Neri, direttore generale Save the Children Italia

Il Nobel è stato assegnato a Kailash Satyarthi e Malala Yousafzay. Cosa ne pensa?
Noi siamo entusiasti ovviamente. Soprattutto per Malala che conosco personalmente. È una delle poche cose buone che si sono sentite in questi giorni sul mondo dell'infanzia. Una onorificenza che arriva in un momento estremamente tragico, in cui la violenza nel mondo sta raggiungendo livelli incredibili. Basti pensare alle guerre e ai fondamentalismi. Sono 1 miliardo oggi i bambini toccati da situazioni di instabilità e da guerre. Di fronte ad uno scenario sempre più cupo questo Nobel è un segnale eccezionale. Vorrei ricordare che nel 2012, tanto per capire fino a che punto si stia sprofondando nella violenza, ci sono stati 3600 attacchi di vario genere a strutture scolastiche

In questi giorni voi di Save the Children state rilanciando il progetto Every One, Di che si tratta?
È una nostra campagna contro la mortalità infantile. Oggi 6milioni e 400mila bambini muoiono per cause facilmente evitabili. Si parla di diarrea, freddo o influenza. Di questi 1 milione muore addirittura il primo giorno dalla nascita. A questo riguardo abbiamo proposto un rapporto che infatti si chiama “Nati per morire”. La campagna è al terzo anno di attività e ha il merito di raggiungere risultati importanti. Quando abbiamo cominciato moriva un bambino ogni 3 secondi. Oggi possiamo dire che ne muore uno ogni 5 secondi. Non è ancora abbastanza ma dimostra che se ci impegniamo tutti si riesce a fare una grande differenza. Per sostenere questo nostro sforzo si può donare con l'sms solidale al 45508. Tutte le informazioni sono sulla pagina dedicata del nostro sito

Oggi l'attenzione in particolare è concentrata su Ebola. Save the Children ha messo in campo qualche progetto?
Stiamo costruendo due ospedali in Sierra Leone e stiamo lavorando sull'informazione e la prevenzione per evitare il contagio. La cosa drammatica sarebbe che il virus arrivasse in città dalle campagne. Oggi a rischio per questo ci sono 2 milioni di bambini. È un problema immenso. Ma vorrei anche sottolineare un altro aspetto

Prego…
Stiamo parlando di Paesi molto poveri. Come la Sierra Leone o la Liberia. Posti in cui già la sanità di base vive enormi difficoltà. Se quel poco che hanno viene concentrato, giustamente, sul contrasto ad Ebola la sanità di base muore. Per questo, anche se si riuscisse a risolvere l'epidemia, i danni alla sanità di base saranno enormi. Per cui quando si parla di Ebola si deve parlare di danni diretti ma anche danni indiretti. Ed è anche su questo fronte che dobbiamo impegnarci.


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