Non profit
Questione scuola per iniziare
Editoriale di Riccardo Bonacina sulla questione scuola
Per quasi dieci milioni di italiani le ferie finiscono davvero il prossimo 14 settembre, data d?inizio dell?anno scolastico. Più di un milione e centomila persone tra insegnanti e personale non docente, quasi otto milioni di studenti: ecco l?esercito della scuola italiana che si rimette in marcia, in moto. Ma in marcia verso cosa, in moto verso quale direzione? Con che aspettative varcheranno quei portoni un po? sbilenchi e scrostati gli 800 mila malpagati insegnanti italiani? Coveranno ancora qualche residua speranza di avere un rapporto educativo, o almeno formativo con i propri discenti? Avranno ancora qualche residua attesa di una sorpresa che tolga un po? di peso alle loro giornate? E il milione e settecentomila studenti delle medie inferiori e i due milioni e mezzo di studenti superiori con che spirito si appresteranno a iniziare il nuovo anno scolastico?
Non occorre avere speciali qualità divinatorie per rispondere a queste domande. Le attese educative e le speranze di insegnanti e docenti mentre varcheranno la porta delle loro scuole sarà nella maggioranza dei casi pari allo zero. Si tratta di un cinismo che non riguarda solo il 5% dei minori che non concluderanno la scuola dell?obbligo o il 30% che non raggiungerà mai un diploma, è un cinismo generalizzato che coinvolge tutta la società che pare non preoccuparsi più del proprio futuro.
Se infatti il sistema educativo e formativo di un Paese va alla deriva incapace di riformarsi (seriamente e non tramite circolari, annunci o misure ridicole come le riformette cui ci ha abituato Berlinguer) ci perdiamo tutti, giovani e adulti, imprenditori o artigiani. Non so se davvero la via d?uscita per un sistema scolastico che pare ?irredimibile? (direbbe Sciascia) possa essere una ?rivolta? o ?sciopero generazionale? come qualche rappresentante della società politica sostiene.
Lavorando sul tema scuola in queste settimane a noi il fenomeno più nuovo è parso di individuarlo, al contrario, in una sorta di nuova ?alleanza generazionale?, un patto tra genitori e figli. Consapevoli i primi del dovere di educare, bisognosi i secondi di vera educazione e di efficace formazione.
Sempre più spesso, come documenta l?ampio dossier che pubblichiamo nelle nostre pagine interne, i genitori si fanno protagonisti, in forme quasi dirette, della formazione dei propri figli. È un ulteriore segno di una società che si riappropria delle risposte ai propri bisogni. Peccato che lo Stato italiano e chi ci governa continui a fare orecchie da mercante, dimostrando oltre tutto un conservatorismo che va ben al di là delle posizione ideologiche professate.
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