Ci sarebbero cose ben più importanti di cui parlare: il documento del governo sulle start up innovative che verrà presentato fra qualche giorno, i circoli Vita per reagire alla disgregazione del terzo settore sotto i colpi della spending review, il dibattito sul ruolo del fund raising nelle organizzazioni di volontariaro, il non confronto sulla leadership del terzo settore, lo scontro sull’impresa sociale tra non profit ed economia digitale, ecc.
Per disbrigare la matassa ci vuole applicazione e pazienza. Ma anche qualche sana intuizione che, insieme, illumini e alleggerisca i termini di questioni così rilevanti. Certo l’insight da solo non basta, ma spesso la lampadina si accende non solo per l’intuito del creativo di turno, ma perché c’è un lavoro riflessivo alle spalle che produce, per via collettiva, una buona idea.
Sono convinto, anche se non ho la prova, che sia avvenuto qualcosa genere leggendo il titolo di questo seminario organizzato da un network canadese per lo sviluppo locale. Un titolo bellissimo, divertente e intrigante: “Co-ops: the Swiss Army Knife of Community Economies”. E’ proprio vero le cooperative comunitarie sono, o dovrebbero essere, proprio come il famoso coltellino svizzero: ultiuso, versatili, affidabili e ben riconoscibili. E anche internazionali aggiungerei. Per questa ragione iniziative simili sarebbero da proporre con uno sguardo internazionale: una “terra madre” delle imprese di comunità. Servirebbe proprio.
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