Buon riscontro mediatico per i dati Istat su consumi e investimenti delle famiglie aggiornati al III trimestre 2009 (uau!). Leggendo il documento è interessante notare un piccolo ma significativo dettaglio, ovvero cosa intende l’istituto nazionale di statistica per “famiglia”. Comprende infatti “le famiglie consumatrici, le famiglie produttrici (imprese individuali, società semplici fino a cinque addetti e liberi professionisti) e le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie”. Scorrendo i dati e considerando la definizione sarebbe meglio dire che in sofferenza oggi – soprattutto sul fronte degli investimenti – non sono i nuclei familiari in senso stretto ma i più ampi tessuti comunitari. E’ una prova a favore della tesi esposta in un interessate articolo di Dario Di Vico dove si sostiene che la crisi dei distretti industriali – o di alcuni di essi – è dovuta non solo alle dinamiche macro e micro economiche, ma anche al fatto che si trovano con le spalle scoperte rispetto alle loro comunità territoriali di riferimento. L’impoverimento delle comunità come fattore di radicamento del sistema imprenditoriale significa perdita di risorse, opportunità, legittimazione. E anche questi sono asset di investimento.
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