Welfare

Quest’inverno biblioteche aperte come rifugi

Una grande esperta di spazi librari pubblici, dinnanzi al caro-bollette e al rischio che troppe persone indigenti finiscano per non potersi scaldare, pensa che fra i libri si possano creare occasioni di accoglienza, coniugando solidarietà e cultura. Come avviene già negli Stati Uniti

di Antonella Agnoli

Nel mese di agosto ho ricevuto una bolletta della luce di 115,10 euro

Il frigorifero era acceso, la televisione no. Non abbiamo il condizionatore, le docce solo fredde per rinfrescarsi durante le giornate più calde. Faccio una lavatrice alla settimana, ho l’aspirapolvere ma non lo uso. C’era luce fino alle 21,30 poi andiamo a letto. Forse il maggior consumo di elettricità viene dalla ricarica dei telefoni, che però dura pochi minuti. Se tutto questo costa 115 euro, cosa dobbiamo aspettarci per l’inverno, quando dovremo accendere la luce alle quattro del pomeriggio, fare una doccia calda e magari guardare un po’ di televisione perché le serate sono lunghe?

Forse dovremmo pensare seriamente a dei “luoghi rifugio” per le moltissime famiglie che non chi non potranno tenere il riscaldamento acceso, se vogliono comprare il pane e il latte. Per chi l’avesse dimenticato in Italia ci sono cinque milioni e mezzo di persone, tra cui centinaia di migliaia di bambini, in condizioni di “povertà assoluta”. E quale migliore rifugio di un luogo non solo riscaldato ma anche ricco di attività culturali come la biblioteca? Biblioteche attive, stimolanti, accoglienti. Non depositi di libri ma luoghi di incontro e di scambio.

Alcuni anni fa mi è capitato di incontrare una pensionata che passava la sua giornata in stazione a Bologna perché non poteva permettersi di pagare la luce e il riscaldamento in casa. Un’altra andava spesso a mangiare alle cucine popolari di via Battiferro, sempre a Bologna, e un giorno era arrivata con un sacchetto di castagne crude che le avevano regalato: se le avesse cucinate a casa avrebbe consumato troppo gas, una volta cotte le ha offerte a tutti quelli che, come lei, erano alle cucine popolari. Tutti ricorderete il caldo del 2003, quando in televisione consigliavano di portare i vecchietti al supermercato, quest’anno è stato ancora più terribile: le biblioteche forse sono un luogo più interessante e piacevole dei chilometri di scaffali pieni di merci che non si possono comprare.

Nei prossimi mesi i casi di questo genere aumenteranno e forse dovremmo pensare a quali luoghi pubblici potrebbero garantire una qualità di vita decente a chi non se lo può permettere, a chi non può pagare. Vedremo sempre più persone utilizzare luoghi pubblici e privati per trovare un po’ di calore. Noi ovviamente non possiamo sostituirci alla cucine popolari, ma le vecchiette, anche arzille, preferirebbero la biblioteca a una panchina in una sala d’attesa della stazione, soprattutto se organizziamo delle attività per loro.

Tutte le biblioteche pubbliche americane, o gli Idea Store inglesi, sono luoghi accoglienti, dove si va non solo per leggere i giornali ma anche per fare un corso di uncinetto, imparare a cucinare piatti esotici, ascoltare musica o guardare un film.

Molte biblioteche italiane, soprattutto al Nord, sono così ma non basta: la cultura deve diventare il miglior rimedio contro il freddo e l’abbandono.

La foto in apertura è di Ryunosuke Kikuno da Unsplash

*consulente bibliotecaria e grande esperta di biblioteche pubbliche. Ha scritto Le Piazze del sapere e Caro Sindaco, parliamo di biblioteche, Editrice Bibliografica

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