Politica

Questa politica di bassa Lega

di Franco Bomprezzi

E’ presto per trarre conclusioni meditate. Ma da qualche giorno mi frulla un pensiero per la testa, leggendo le notizie deprimenti sulle inchieste che stanno massacrando l’immagine dei vertici della Lega. Certo è possibile limitarsi a osservare, da persone oneste, questo disastro etico e di comportamento, questa doppiezza fra la morale esibita in pubblico e la pratica quotidiana di bassa bottega, da cialtroni e profittatori di ogni risma.

Ma poi penso che nello stesso, lungo, periodo di potere della Lega i temi che ci stanno a cuore, come quelli del welfare e dei diritti delle persone più esposte, come ad esempio le persone disabili e le loro famiglie, sono stati di fatto maneggiati, utilizzati, oserei dire violentati, da questi poveracci, incapaci perfino di truffare in modo intelligente. E allora mi domando quanto tempo abbiamo perso, nelle politiche sociali, perché dominati da una ciurma di questo genere, che aveva (e tuttora ha) un potere reale, quanto meno di interdizione, se non peggio.

Ricordo benissimo i proclami di Marco Reguzzoni, allora capogruppo della Lega, rispetto al tema dello “spreco” di spesa pubblica per gli invalidi, tutti falsi, tutti parassiti. Con una tracotanza senza pari, questo esponente più o meno vicino al “cerchio magico” ha avuto la faccia tosta di parlare da moralizzatore del welfare, portandoci assai vicini a decisioni sciagurate, e comunque agevolando, anche a livello di opinione pubblica, il raid dei controlli a tappeto dell’Inps, con le conseguenze che abbiamo descritto a più riprese.

Ma la superficialità con la quale la Lega ha gestito il potere politico, sfruttando il peggio dei metodi romani, e illudendo la propria base di battersi per il “federalismo” contro “Roma ladrona”, ha avuto altre conseguenze nefaste. E’ stato effettivamente smantellato, in larga misura, il centralismo del welfare statale, ma senza riempire di contenuti concreti la tutela delle prestazioni a livello delle singole regioni e dei territori. Stiamo ancora aspettando i Lea, i livelli essenziali socioassistenziali, che sono il bilanciamento costituzionale del federalismo, visto che devono assicurare parità di trattamento, per i cittadini, rispetto ai servizi. Evidentemente non avevano tempo per queste bazzeccole, a loro bastava chiedere l’autonomia fiscale, che, alla luce di quanto sta venendo fuori, si rivela soprattutto un tentativo di avere mano libera e impunità nell’uso del denaro dei contribuenti.

L’altro pensiero che mi frulla in testa è che la Lega di Bossi, di Maroni, di Reguzzoni, di Calderoli, della Mauro, e via elencando fino al Trota, ha avuto questo enorme potere di interdizione e di deviazione della politica grazie non solo ai tanti voti ricevuti al Nord, ma soprattutto grazie alla copertura offerta da Silvio Berlusconi, e da Giulio Tremonti, nel momento del suo massimo splendore plenipotenziario. E’ stato Tremonti, infatti, a dare robustezza di ragionamento ai vani sproloqui di Reguzzoni e soci, a offrirgli una sponda di dignità culturale, condita da un pizzico di folclore, tra una festa padana e una goliardata. Ma nel frattempo abbiamo pagato tutti duramente, con questo cupo clima da fine impero, e con la certezza che nessuno seriamente ha mai messo nell’agenda politica e parlamentare i temi che da tempo si trascinano senza ombra di soluzione.

Certo, anche i precedenti governi, di centrodestra e di centrosinistra, non hanno brillato per concretezza e capacità riformatrice, ma nel complesso il percorso legislativo è stato dignitoso, con qualche eccellente competenza (penso ad esempio alla 328 e alla legge ’68, con tutti i suoi limiti di applicazione). Il deserto culturale successivo è forse il frutto più avvelenato di questa politica di bassa Lega. E dovrebbero riflettere su questo disastro, strettamente connesso all’immoralità dei capi, anche gli amministratori locali, i militanti, gli elettori, di un partito che era nato per cambiare il mondo, per portare alla ribalta gli onesti (al netto delle farneticazioni nordiste e razziste).

Riusciremo a venirne fuori, forse, ma la questione non riguarda solo la Lega, la sua base, il Bossi, il Maroni. Riguarda tutti noi. Dobbiamo riprendere in mano il nostro tempo, e non lasciarci fregare mai più.

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