Cultura

Questa città ha fame. Vuole mangiare futuro

Il libro di Aldo Bonomi che ha rilanciato il “caso Milano”

di Giuseppe Frangi

C?è una grande spinta. Ma che si scontra con la rottura dei legami sociali. La sfida è accompagnarla verso sbocchi positivi…

Se la vitalità di una città si misurasse dalla quantità di libri che le vengono dedicati, non ci sono dubbi sul fatto che Milano sia in un momento di grande effervescenza. In realtà i libri in questo momento dimostrano due cose: che Milano è città che mobilita pensiero; e che è, sotto ogni profilo, un grande cantiere con lavori in corso. Tutti vogliono capire dove sta andando questa città, che comunque non è ferma. Nel cuore di questo cantiere oggi si inserisce Aldo Bonomi con un libro che è destinato a diventare un punto imprescindibile perché capace di collegare tutte le topografie, sociali e culturali. La Milano di Bonomi è la città dei cinque cerchi: quello delle élite, del commercio, della città invisibile e dei lavori dequalificati, quello vitalissimo della creatività, e infine quello sconfinato che si allarga oltre i confini municipali e dove avviene la produzione delle merci. Ma la Milano di Bonomi è anche quella delle tre R. «Occorre accompagnare il rancore dei residenti, indirizzando la rendita verso la funzione della globalizzazione leggera, includendo la rivolta delle moltitudini». Solo a queste condizioni Milano potrà ricominciare a «mangiare futuro». Bonomi, in questa prospettiva, non si chiama fuori. Non si limita a dire da che parte andare, ma con il suo libro intraprende lui stesso questa strada. Che è fatta di ascolto, di capacità di accompagnamento, di racconto. Qual è l?efficacia di questo libro? Più che risposte accademiche contano quelle dei soggetti incontrati. Due di loro in questa pagina hanno accettato liberamente la sfida.


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