Cultura
Questolio biologico sfida il colesterolo
Prodotto da unazienda pugliese, è ricavato da semi di girasole coltivati naturalmente e spremuto a freddo. Le sue proprietà sono state testate a livello scientifico
di Mara Mundi
Piatti ricchi di verdure crude e insalate giganti, sì alla frutta di stagione, guerra ai fast food e ai cibi precotti, no al gelato, scorpacciate di pomodori essiccati al sole, pieni di ferro, più degli spinaci.
È un nutrizionista esigente e attento, Pino Africano, 43enne, barese doc, che della dieta, sana ed equilibrata, ha fatto una professione. Autodidatta, curioso, studioso, puntiglioso fino all?inverosimile, capace di snocciolare dati e tabelle sul fabbisogno giornaliero di vitamine, proteine, zuccheri, grassi e così via. Una passione che lo ha portato lontano: oggi, Africano è alla guida della Oli vitali srl, azienda per la trasformazione dei semi di girasole biologici in olio estratto a temperatura ambiente e a bassa pressione, senza l?impiego di solventi. E nell?era del massimo profitto e della riduzione dei costi, c?è chi rischia sul mercato con un?attività antieconomica. Più lungo e complicato il metodo a freddo, in pratica nessuno lo usa più.
«Lavorato in questa maniera, il seme, però, non perde i principi nutritivi e i contenuti di vitamine E ed F, soprattutto», precisa Pino Africano, richiamando le indicazioni stabilite dall?Organizzazione mondiale della sanità e dal ministero della Sanità.
I semi di girasole arrivano da Umbria, Marche e Toscana. Il frantoio è nelle campagne di Palo del Colle, località poco distante dal capoluogo pugliese. Sono in quattro a manovrare le macchine, mentre altre tre persone si occupano di gestire, amministrare e promuovere la società. I risultati? È presto per dirlo, l?attività è cominciata a pieno regime solo da un mese e mezzo.
Il coronamento di un sogno per Africano, che studia libri di botanica e poi di tecnologie alimentari da oltre quattro lustri, con fatica e dedizione. È un perito metalmeccanico: il suo titolo di studio lo ha portato, subito dopo il diploma, a occuparsi della manutenzione dei sistemi oleari.
«Visto che io non ho ancora superato la ?fase dei perché?, come diceva sempre la mia professoressa d?italiano, mi sono domandato cosa ci fosse in più nell?olio definito extravergine», spiega.
Iniziano le analisi in laboratorio, i primi studi e gli esperimenti. Da allora Pino Africano non si è più fermato, mentre l?olio è diventato un po? la sua ossessione. Incrocia classifiche, graduatorie, dati, cifre, statistiche. Scopre che la raffinazione dell?olio penalizza l?aspetto nutritivo. Continua i suoi studi, tanto da guadagnarsi sul campo la qualifica di ?esperto dell?alimentazione?: tiene corsi di aggiornamento nelle scuole, dalle materne ai master post laurea, insegna all?università della Terza età di Bari e a un ciclo di lezioni promosso dall?Associazione biologi ambientali pugliesi. Divora libri sull?igienismo, per abbinare cibi e orari secondo un metodo scientifico. Segue con attenzione la dieta di Catherine Kousmine, dottoressa di origine russa, naturalizzata svizzera, che ha messo a punto un?alimentazione terapeutica contro le malattie degenerative: tumori, sclerosi a placche e deficienze immunitarie (vedi articolo sottostante, ndr).
La lotta contro il colesterolo, invece, Africano l?ha ingaggiata con il suo olio: «Oltre all?integrazione con vitamine liposolubili A, D, E, K, si consiglia la sostituzione», aggiunge con dovizia di particolari tecnici, «dei grassi animali con quelli polinsaturi».
Suggestione, esagerazione, illusione? Al momento non non si può dirlo con certezza, ma i primi riscontri sono più che positivi. Vero o falso che sia, comunque, una spremuta di girasole non può far che piacere. Soprattutto dopo la scorsa estate di paura, con il farmaco Lipobay contro il colesterolo, sospettato di aver causato la morte di circa 80 pazienti nel mondo. Se l?eccesso di grassi nel sangue si combatte in cucina?
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