Vittoria di Pirro? Forse, anzi, non è neppure una vittoria. E’ solo una ritirata, il gesto tattico intelligente e spregiudicato di Massimo Cacciari, che rinuncia all’inaugurazione in pompa magna del ponte di Calatrava, sul Canal Grande, per non cadere nelle “strumentalizzazioni”. Ne scrivo ampiamente sul prossimo numero di Vita, ma qui vorrei solo rendervi partecipi di qualche riflessione.
Primo. In Italia non c’è ancora la cultura condivisa dell’accessibilità per tutti. Si pensa alle barriere architettoniche limitandosi alle persone in sedia a rotelle, come me, e ignorando la progettazione universale, che parte dal punto di vista opposto: ogni opera va pensata senza ostacoli, usabile dalla più vasta platea possibile di utenti, cioè di cittadini che hanno finanziato, con le tasse, l’opera stessa.
Secondo. Le leggi vengono aggirate, eluse, ingannate. Il comune di Venezia punta sui sessanta giorni di cavillo per completare il ponte, installando la famigerata ovovia che è costata più di un milione di euro, perché trascorsi i sessanta giorni si può anche ricorrere al silenzio-assenso per autoassolversi dalle inadempienze in materia di accessibilità. Spero di essere smentito dai fatti, ma non credo.
Terzo. La gente, disabili compresi, punta spesso al risarcimento monetario invece di battersi per la sostanza universale del problema. Molti veneziani in questi giorni hanno proposto di non far pagare il biglietto del vaporetto ai disabili che invece di attraversare il ponte, inaccessibile, scelgano la via d’acqua per passare da piazzale Roma alla stazione ferroviaria. E’ sempre la solita storia da poveracci. Non va bene. E’ la scappatoia della gratuità che assolve le pubbliche amministrazioni e anche i privati dagli obblighi di legge.
Quarto. Sta crfescendo la democrazia del web. La rinuncia di Cacciari è maturata dopo il tam tam dei blog, a partire da robertoscano.info, che hanno portato a una ricca raccolta di firme di protesta e di richiesta di rinvio dell’inaugurazione (tra le firme, anche quella di Riccardo Bonacina e la mia). Buon segno anche per Vita, per questo portale, per tutti noi. Possiamo usare nuovi strumenti per battaglie civili dal basso.
Quinto. Mai allentare l’attenzione. Ogni giorno si rischia di tornare indietro, di arretrare impercettibilmente. Non possiamo permettercelo.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.