Famiglia

Quello del gol alla Signora

Personaggi. Ritratto di Arnaldo Franzini, bomber del “famoso” Brescello

di Francesco Di Nepi

Ventinove anni, maglia numero otto e un sinistro al fulmicotone. È il ritratto di Arnaldo Franzini, nuovo eroe di Brescello, piccolo paese emiliano la cui squadra ha fatto tremare per qualche minuto la grande Juventus nella partita di andata del secondo turno della Coppa Italia. Una carriera costruita sulla tecnica, notevole, e sulla fatica. Degli allenamenti che, come dice, «sono duri quasi come quelli delle squadre di A». Dello stress che «c?è e si fa sentire più di quanto si pensi». Nato a Fiorenzuola e allievo a Parma del laboratorio calcistico di Arrigo Sacchi, Franzini non si è accontentato di fare il comprimario, anche se in una grande squadra. Ha preteso di essere ceduto, per andare a giocare. «Non posso stare senza il pallone. Giocherò spesso anche quando avrò concluso la carriera agonistica». Molti anni a Brescello, squadra e società che conosce a memoria, tanti campionati con alterne fortune. Poi la serie C, il professionismo e una vita ormai interamente dedicata al pallone. «Ma se anche non dovessi, in futuro, trovare posto nel mondo del calcio, non ne farei un dramma. Ho un diploma da ragioniere, preso con molta fatica, che devo e voglio assolutamente sfruttare». Non solo calcio, dunque, per il ragazzo dal sinistro d?oro, atipico calciatore in possesso di una parlantina chiara e intelligente. Moglie e due figli che sono, per sua stessa ammissione, «più importanti di ogni cosa» e che ama coccolare nella sua casa in collina. Un aggettivo per descrivere il momento più importante della sua vita, cioè il gol alla vecchia Signora del calcio italiano?«Uno non basta davvero. Direi, però, che è stato meraviglioso, esaltante, più che appagante». E come si fa a non credergli?


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