Venerdì 7 giugno, giorno in cui altri 62 migranti, soccorsi da un rimorchiatore in acque Sar maltesi sbarcano a Pozzallo, il nostro ministro dell'Interno non rinuncia alla sua propaganda e in un comizio dice: "Gli sbarchi si sono ridotti del 90 per cento e i pochi che riescono ad arrivare, quelli di oggi, ad esempio, saranno accolti a spese del Vaticano, così ognuno fa la sua parte".
Chi non fa la sua parte è però Salvini che diserta i vertici europei sui migranti. Su sette incontri tra i ministri Ue agli Interni che si sono tenuti da quando il leader della Lega si è insediato al Viminale, i suoi colleghi europei lo hanno visto una sola volta. L'ultima assenza è stata quella al Consiglio di venerdì 6 giugno in Lussemburgo. Parliamo di incontri fondamentali su questioni importanti come la riforma della direttiva sui rimpatri, i fondi europei e le sfide future su migrazione e asilo. Un'assenza costante e pesante, dunque, proprio sui temi che hanno costituito il principale argomento propagandistico di Salvini e della sua retorica sulla difesa degli interessi nazionali in Europa.
E in un altro comizio (del resto non fa altro) rafforza il concetto dicendo “Degli ultimi due sbarchi si faranno carico non i cittadini italiani ma i vescovi. Vedete che cambia la musica”. Al ministro non interessa altro che continuare ad inculcare l'idea che ha fatto la sua fortuna elettorale: i costi dell'accoglienza ai migranti sono soldi buttati e soldi che hanno arricchito qualcuno. Che sia vero oppure no a lui non importa. Non importa neppure dei 49 milioni sotratti dalla Lega ai contibuenti italiani, figuriamoci del resto.
I migranti, quasi tutti dell'Africa subsahariana, verranno infatti accolti in strutture della Cei dopo l'identificazione nell'hotspot del porto di Pozzallo. Come era successo pochi giorni fa con i migranti sbarcati a Genova, la Cei ha dato il suo ok ad accogliere i migranti soccorsi una volta terminate le procedure di identificazione. Gli sbarcati a Genova sono stati accolti dalla cei, tramite Caritas italiana saranno ospitati 25 in diocesi di Milano, 10 a Bergamo e 3 a Brescia.
Ma ciò che più è intollerabile, più ancora di un ministro che non fa altro che far comizi da un anno e non difende gli interessi dell'Italia nelle sedi europee è la vera e propria menzogna a carico della Chiesa italiana. La musica, caro Salvini, non è cambiata affatto. Da anni la Chiesa italiana è impegnata sul fronte dell'accoglienza e dell'aiuto ai più poveri. Dov'è la novità?
Da febbraio 2016 a oggi, grazie ai corridoi umanitari (un progetto-pilota, realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e la Cei-Caritas) sono già arrivate in Europa quasi 2500 persone, siriani in fuga dalla guerra e dal Corno d'Africa. Tutti, caro Salvini, sono stati accolti in Italia da famiglie, comunità locali o religiose, istituzioni, che hanno curato la loro sistemazione e la loro integrazione, sostenendone le spese.
Senza dimenticare che proprio grazie alla Cei, tra dicembre 2017 e febbraio 2018 sono stati evacuati in collaborazione con Governo e Acnur 300 profughi detenuti nelle galere libiche, accolti a loro volta dalle Caritas diocesane.
Ma non solo. L’accoglienza promossa dalla Chiesa italiana ha finora supportato il sistema pubblico di accoglienza. Le strutture utilizzate sono in genere canoniche, seminari, strutture ecclesiali, ma anche episcopi. Stando all'ultimo monitoraggio della Cei, sono state accolte circa 25 mila persone in 136 diocesi sulle 220 esistenti vale a dire circa il 60%.
Numeri importanti, però, anche fuori dal sistema di convenzioni pubbliche, ovvero senza oneri per lo Stato. Oltre 2.700 persone nelle parrocchie e oltre 500 in famiglia risultavano accolte fuori dal sistema pubblico.
Con l'entrata in vigore del Decreto sicurezza, poi, le strutture della Caritas hanno assicurato la continuità dei progetti di accoglienza e di integrazione anche laddove non più finanziati con fondi pubblici. Sono almeno 500 i migranti ospitati nelle strutture gestite dalle Caritas lombarde che perderanno il diritto all’accoglienza per effetto del decreto Sicurezza. Ma non finiranno in strada, abbandonati al loro destino: pur esclusi dal sistema di accoglienza prefettizio, se ne farà carico la Chiesa. A proseguire itinerari già avviati, basati sull’ospitalità diffusa, il coinvolgimento delle comunità parrocchiali, la promozione di percorsi orientati all’integrazione, com’è da sempre nello stile delle Caritas lombarde.
«Abbiamo deciso che anche chi non ha il diritto a rimanere, verrà comunque accolto dalla Caritas a nostre spese. E lo faremo anche con i futuri irregolari. È un modo per dichiarare la nostra contrarietà agli effetti del decreto Salvini», ha dichiarato a suo tempo Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana.
Sono già 407 a carico della Chiesa in Lombardia. Su 26.864 posti per l’accoglienza di richiedenti asilo e profughi in tutta la Lombardia, le Caritas diocesane ne offrono 4.514. Di questi, ben 407 sono già ora a totale carico della Chiesa: sono quelli attivati da esperienze quali i corridoi umanitario o il progetto «Rifugiato a casa mia».
La musica, insomma, non cambia, a lavorare per la sicurezza è chi rimane sulla strada ad accogliere e includere. Il nostro ministro dell'Interno, invece, è propugnatore di conflitti, tensioni e insicurezza. Ma prima o poi ci si sveglierà. Spero.
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