Non profit

Quell’insana voglia di panino al prosciutto

Innocenti trasgressioni

di Redazione

Qualche giorno fa, la maestra di Omar, il mio primogenito di 6 anni, mi ha chiesto di fermarmi dopo l’orario scolastico per una comunicazione urgente. Che ansia! Chissà cosa sarà successo… Lo sguardo accorato della maestra mi ha preoccupato ancora di più. E finalmente mi parla del “problema”.
Omar, musulmano, dunque soggetto a una dieta alimentare che non prevede cibi contenenti carne di maiale, ogni tanto “rubacchiava” dai piatti dei suoi compagni il prosciutto. La maestra era terrorizzata dalla mia possibile reazione indignata. Io per poco non scoppio a ridere. L’ho subito rassicurata, dicendole che solo con il tempo, come era successo a me, mio figlio avrebbe imparato tutte le norme, gli usi e i costumi dell’essere musulmano, nonostante “l’aggravante” di vivere in un Paese non musulmano e la difficoltà di crearsi un’identità mista, che gli permetterà di inserirsi, senza frustrazioni, nel tessuto sociale italiano.
Tornando a casa ripensai al periodo in cui anch’io andavo a scuola: ero l’unica bambina straniera e musulmana di tutto l’istituto e, in mensa, avevo spesso un piatto diverso dagli altri. Mi ricordo che anch’io, come fa ora Omar, spesso barattavo il mio piatto con quello dei miei compagni: volevo il prosciutto, volevo essere come gli altri, e chiedevo a mia madre perché mai dovevo essere diversa.
I miei genitori hanno sempre avuto un approccio molto delicato su queste tematiche. Altri, meno. C’è un episodio, in particolare, che mi è rimasto impresso. Avevo 7 anni e a una festa in un ristorante la mia amica Lamia fu costretta dalla madre a rigurgitare una tartina che aveva mangiato perché “forse” conteneva del maiale. Peccato però che, nel frattempo, l’allegro padre di Lamia stesse sorseggiando con disinvoltura una bella birra fresca. La Sura LXIII del Corano parla degli “Al Munafiqhun”, gli ipocriti…

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