La crisi sta incominciado a incidere pesantemente sulla vita delle famiglie e delle aziende. Ma c’è chi ha scelto di non arrendersi. Tanti piccoli casi scuola che piano piano si stanno diffondendo in tutta la Penisola. Qualche esempio? A Venezia le Acli hanno promosso una family card per le famiglie numerose. Mentre a Roma le Bcc offrono anticipazioni della Cassa integrazione ai lavoratori dell’Alitalia C’è chi punta a rafforzare il potere d’acquisto. Chi guarda al risparmio, chi pensa al riciclo. Altri che lottano contro lo spreco. Altri ancora che si impegnano per sostenere il tessuto produttivo. Vita ha intrapreso un viaggio nell’Italia che non ha alzato bandiera bianca e ha risposto alla crisi creando sinergie e nuove alleanze. Spesso davvero sorprendenti.
Segnali dalla Laguna
Di fronte al crescere del disagio, le comunità reagiscono. Immaginando proposte di sussidiarietà orizzontale anche molto efficaci. Le Acli di Venezia, per esempio, ne hanno create due. La prima è un gruppo d’acquisto: «Ci siamo rivolti al Comune che ha stanziato 16mila euro per il primo anno», spiega David Marchiori, «e abbiamo coinvolto tutti i produttori locali».
Un’iniziativa che ha ottenuto risposte molto apprezzabili: le famiglie, che nel 2008 hanno raggiunto quota 600, stanno aderendo in massa anche nel 2009. E analogo apprezzamento è giunto dai produttori che hanno uno sbocco commerciale in più per la loro merce (dalla carne ai formaggi). La conferma da Marchiori: «Il risparmio è consistente. In media il 20%, cui si aggiunge il contenimento della spesa che deriva da uno stile di vita più consapevole. Si può anche dimezzare l’esborso settimanale».
La carta famiglia
Alla stessa logica (far convergere interessi e solidarietà) risponde la seconda iniziativa targata Acli, nata a fine novembre 2008, proprio in concomitanza con le prime avvisaglie della crisi. Con il sostegno del Comune e accordandosi con i negozianti, l’associazione ha creato una family card, destinata a famiglie con tre figli minori di 21 anni (o due se con un solo genitore) il cui reddito Isee non superi i 24.561 euro. Un altro circolo virtuoso: «I negozi avevano bisogno di incrementare il loro fatturato, le famiglie di risparmiare», sottolinea Marchiori. Costi? Praticamente zero (solo quelli per far conoscere il progetto). Benefici? Circa 150 euro risparmiati ciascun mese da ogni nucleo (per i vestiti, il dentista, l’auto o la palestra per i figli). Sulla carta un miracolo. In pratica, più semplice del previsto.
Una Città solidale
Altra esperienza concreta viene ancora dal privato sociale. Che non potendo vantare stipendi stellari, s’impegna a sostenere il potere d’acquisto. È lo scopo di una cooperativa di consumo sociale creata dal Gruppo Fraternità (che opera nel Bresciano): «Attualmente hanno aderito a Città solidale, che fa inserimento di persone svantaggiate», spiega il suo presidente, Luigi Chiari, «750 fra soci e dipendenti delle 24 cooperative del gruppo e circa 300 cittadini». Offre prodotti ecologici, a chilometri zero, del commercio equo e solidale, è ambientalista, ma soprattutto pratica prezzi bassi: «Il trucco è accorciare la filiera, avere una struttura leggera, contenere i costi». Quanto ai risultati, il risparmio è di circa 25 euro settimanali per famiglia tipo (composta dai genitori e da due figli). Fanno cento euro al mese. Due social card e mezza. Non male.
«Noi ci siamo»
Il territorio è anche la chiave della risposta, senza dubbio formidabile, che stanno dando le Bcc. Anziché chiuderli, loro i cordoni della borsa hanno deciso di aprirli: i prestiti erogati dalle banche di credito cooperativo sono aumentati del 15% nelle ultime settimane (proprio mentre altri istituti sollecitano i propri clienti a “rientrare”). Raccogliendo sfide impegnative.
A Roma, ad esempio, di fronte al crollo del colosso Alitalia, la “piccola” Bcc ha sottoscritto un accordo con Unionfidi per venire in aiuto dei lavoratori in cassa integrazione. «Già un mese fa avevamo scritto ai nostri circa mille correntisti impiegati nella compagnia di bandiera per dire loro: “Noi ci siamo”. Poi c’è stata l’iniziativa della Regione Lazio alla quale ci è sembrato giusto aderire», spiega il vice direttore generale Roberto Gandolfo. In pratica, i lavoratori possono contare sull’anticipazione della Cassa (fino a un massimo di 3mila euro), senza spese di conto corrente né interessi. Una possibilità subito colta dai beneficiari (solo nel primo giorno sono giunte 20 richieste).
Sostenere il credito
«Una banca deve capire quando tirare la cinghia per tenere in piedi il territorio», sostiene Tiziano Conti della Bcc Ravenna e Imola. E in provincia i segnali erano molto preoccupanti (da novembre, 6.528 persone sono rimaste a casa, tra Cig, riduzione di orario e mobilità). Un cataclisma di fronte al quale la Bcc ha lanciato, fra dicembre e gennaio, diversi interventi a sostegno del credito familiare e imprenditoriale. «Prodotti disegnati a quattro mani con gli attori economici del territorio», spiega Conti. Un esempio? Il finanziamento dedicato alle imprese che a dicembre non riuscivano a pagare tredicesime, imposte e Inps. Un prestito (250mila euro al massimo) da restituire in nove mesi. Come non bastasse, per sostenere il sistema produttivo locale la Bcc ha appena messo a disposizione un miliardo di euro (grazie a un accordo sottoscritto con la Regione, i Consorzi fidi e Unioncamere). Per le famiglie che non riescono a pagare il mutuo stipulato ci saranno, poi, due possibilità: o pagare la sola quota di interessi sul mutuo per 12 mesi spostando in avanti l’estinzione o sospendere per un anno il pagamento delle rate.
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