Welfare

Quelli che… in galera si stava meglio

Uscire dal carcere: non è solo il cibo che mantiene in vita, servono relazioni sociali per colmare il vuoto interiore di quelli che fuori non hanno nessuno

di Ornella Favero

Recentemente sui quotidiani padovani è uscita la notizia di un uomo che si è fatto decapitare da un treno nella stazione di Padova. Luigino Gasparini era uscito dal carcere nel 2004, ma con la testa era rimasto ancora dentro. È significativo quello che racconta di lui Nicola Sansonna, un detenuto che lavora all?esterno: «Luigino, che dentro si faceva la barba tutti i giorni, fuori invece se la stava facendo crescere. Si stava ?imbarbonendo?. Aveva lavorato solo per alcuni mesi per una cooperativa, ma non riusciva a tenere il ritmo degli altri. La sua morte deve far riflettere quanti credono che a chi esce dal carcere ?basta uno straccio di lavoro, un pasto caldo e sono a posto?. Vitto alle cucine popolari e alloggio al dormitorio pubblico: che lusso! Ma non è solo il cibo che mantiene in vita, servono relazioni sociali. Cosa viene fatto per lenire la solitudine, il vuoto interiore in cui finisce per trovarsi un uomo di quasi sessant?anni che esce dal carcere, e fuori non ha nessuno? Ogni tanto mi veniva a chiedere qualche euro, andavamo a prendere il caffè, lui sempre con la battuta pronta. ?La sai una cosa Nik??, mi disse un giorno di un annetto fa, ?stavo molto meglio in galera!?. Una frase tremenda, se ripensata in questo momento! Ma cosa vuol dire? Che fuori non ha trovato niente! L?indifferenza!» Qui Treviso Adozioni a vicinanza è una strana iniziativa nata nel 2004 dalla Caritas diocesana di Treviso con l?obiettivo di creare reti di solidarietà per promuovere una crescita sana dei ragazzi in situazioni di disagio, e in particolare dei figli di detenuti. Le tipologie di intervento riguardano diversi bisogni: l?alimentazione (borse spesa, buoni pasto scolastici), la salute della persona (medicine, interventi sanitari), il dignitoso inserimento sociale (doposcuola, testi scolastici, attività estive). Le famiglie aiutate sono sia italiane sia straniere. Famiglie nelle quali la madre porta il peso dell?esperienza traumatica della detenzione.


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