Famiglia

Quelli che bruciarono babbo natale, di Giulio Albanese

Anche quest’anno gli anziani non perdono occasione per lamentarsi esclamando: «Il Natale non è più quello di una volta!». Come dargli torto?

di Redazione

Avrete notato che anche quest?anno gli anziani non perdono occasione per lamentarsi esclamando: «Il Natale non è più quello di una volta!». E sebbene il tono sia decisamente paternalistico, come dargli torto? Non esistono più le mezze stagioni, anzi d?inverno la neve è diventata un miraggio, mentre la società in cui viviamo, in tutte le sue componenti, è sempre in costante accelerazione, schizzando via alla velocità della luce e soprattutto la sfera sacrosanta dei valori – anche quelli natalizi – è messa in discussione da mattina a sera. Eppure, tornando indietro con la moviola della storia, nel dicembre del 1951 fu proprio questo spirito irriducibilmente polemico a spingere canonici e fedeli di Digione a bruciare pubblicamente, sul sagrato della loro cattedrale, il rappresentante più emblematico dell?edonismo natalizio, il mitico pupazzo di Babbo Natale. L?episodio, dicono gli studiosi, divenne un classico dell?antropologia del dono anche perché il vecchio con la barba bianca e il vestito rosso segnerebbe ancora oggi un passaggio fondamentale nella crescita dei bambini, rappresentando l?accesso a una dimensione simbolica dell?esistenza, icona della bontà all?eccesso. Detto questo, però, proviamo a fare uno sforzo chiudendo gli occhi e immaginando un Natale senza ipermercati aperti 24 su 24, senza bancarelle, luminarie e tante altre fanfaluche. Una festa alternativa in cui dover ricordare la venuta di Cristo a casa con mamma, papà, figli, nonni, cugini, zii, nipoti. Il Figlio di Dio, è bene rammentarlo, si fece uomo, nascendo duemila anni fa nell?estrema periferia di Betlemme. A pensarci bene nel villaggio globale del terzo millennio dovremmo essere davvero tutti insieme una grande famiglia ed è dunque più che mai necessario gettare ponti solidali tra Oriente ed Occidente, tra Nord e Sud nella consapevolezza che l?inerme bambino venuto alla luce in una mangiatoia portò comunione, mentre l?egoismo umano continua a dividere il nostro povero mondo tra ricchi e poveri, buoni e cattivi, bianchi, neri e gialli. Ricordiamo dunque in questo ?Tempo Santo? tutti coloro che operano fattivamente nel campo della solidarietà, nella consapevolezza, come leggiamo nel libro degli Atti degli Apostoli, che «c?è più gioia nel dare che nel ricevere».

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