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Quelle ex-municipalizzate prime in sostenibilità
Il cammino nella responsabilità di impresa della super-multiutility Hera - presente in oltre 300 comuni dal Friuli alla Toscana, con oltre 10mila addetti e 5 milioni di cittadini serviti - raccontato da chi lo ha seguito fin dall'inizi, Filippo Bocchi. L'aggregazione di aziende comunali gas-luce-acqua-rifiuti che, in un ventennio, sono diventati una quotata in Borsa. Ascolta l'episodio n. 82
Sono i giorni di Cop28, la grande riunione internazionale sul clima in corso a Dubai e sulle misure che gli stati sono chiamati a prendere, nei prossimi anni, per bloccarne o almeno attenuarne il cambiamento. La nostra Elisa Cozzarini offre spunti quasi quotidiani.
Il tema però non tocca solo ai Paesi, ai governi, riguarda tutti, i singoli cittadini ma anche le aziende.
Con VITA, da quasi 30 anni, cerchiamo di raccontare gli sforzi di chi, producendo beni e servizi, cerca di farlo in modo sostenibile, da un punto di vista ambientale, come dicevamo, ma anche da un punto di vista sociale. Un tempo si parlava di corporate sociale responsibility, ossia della responsabilità sociale di impresa, oggi è il grande tema degli Esg, dei criteri di Environmental, Social Governance, quelli che connotano e misurano l’attitudine di una certa azienda alla sostenibilità.
Oggi ne abbiamo parlato con il Gruppo Hera, una delle più grandi multiulities italiane, il risultato della fusione, negli ultimi 20 anni, di quelle che una volta erano le aziende municipalizzate che tipicamente fornivano luce, gaz, energia elettrica, che si occupavano del ciclo dei rifiuti. Hera, da Bologna in oltre comuni di Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Toscana, più di 10mila dipendenti e serve circa 5 milioni di cittadini.
Abbiamo incontrato Filippo Bocchi (foto, ndr), direttore Valore condiviso e sostenibilità del Gruppo, che ci ha parlato di come, all’interno di Hera, si è andato strutturando l’impegno per la sostenibilità, a cominciare dal margine operativo lordo – mol “a valore condiviso”, appunto.
«Oggi siamo al 52%», racconta, «vuol dire che, dal 33% di partenza, siamo cresciuti “terribilmente” ma ora abbiamo l’obiettivo di arrivare al 70% nel 2030».
Ascolta l’episodio n. 82 di VitaPodcast.
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