Giornata della memoria

Quell’antisemitismo di ritorno che dobbiamo guardare in faccia

In Italia sono triplicati i fatti concreti attribuibili all’antisemitismo. C'è un antisemitismo "del 7 ottobre”, in cui preoccupa soprattutto l'incapacità dei giovani progressisti di empatizzare con gli ebrei, a prescindere dalla legittima critica ai governi israeliani. La memoria dell'Olocausto non riguarda solo il passato: deve rimuovere i pregiudizi inconsci che rimangono latenti in noi, oggi

di Milena Santerini

scritta antisemita

I fatti di questi giorni provano che l’avversione verso il mondo ebraico in Europa non è mai scomparsa, ma è nascosta (come ha detto papa Francesco), strutturale (come sostiene il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) e pronta a riemergere nei momenti di crisi (guerra, epidemie). Questa constatazione non deve però essere accompagnata dal fatalismo. Al contrario, dobbiamo chiederci se è veramente inevitabile accettare oggi questo odio. Come i nazisti lavoravano al progetto di “un mondo senza ebrei”, noi oggi dovremmo pensare “un mondo senza antisemitismo”. È possibile?  Proviamo ad analizzare le manifestazioni attuali. 

Sappiamo che secondo l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori-Oscad del ministero dell’Interno, in questi giorni in Italia sono triplicati i fatti concreti attribuibili all’antisemitismo, come svastiche e scritte ingiuriose sui muri, vandalizzazione delle pietre d’inciampo, insulti. L’antisemitismo, solitamente in maggioranza diffuso online, tracima ora anche nelle strade, varca un limite eretto a protezione dei valori democratici. Infatti, come ha osservato il presidente della Comunità Ebraica di Roma, eleggere gli ebrei a gruppo-bersaglio è anzitutto un’offesa alla Costituzione e ai principi di uguaglianza e non discriminazione che sorreggono la nostra convivenza.

Cresce l’ostilità fra i giovani

Ma questo antisemitismo “del 7 ottobre”, data di un tremendo eccidio dei terroristi di Hamas, è nuovo? Da un lato, c’è l’estrema destra. Come ci ricordano i rapporti internazionali, in Italia l’antisemitismo, almeno finora, ha ancora radici nella mentalità razzista di esclusione dell’estrema destra. D’altro canto, cresce ora l’ostilità tra le giovani generazioni progressiste, nutrite di immagini e video in cui i bambini di Gaza sono vittime della guerra degli adulti e abituate a parteggiare per i popoli oppressi, tra cui i Palestinesi. Appoggiare la giusta causa di un popolo senza terra diventa però sottrarre simpatia, partecipazione e coinvolgimento alle comunità ebraiche nel mondo. Qui può trovarsi il “neo” antisemitismo, quando i pregiudizi verso l’ebreo collettivo vengono trasferiti verso lo Stato di Israele, demonizzato, a cui si nega il diritto di esistere.

Preoccupa il fatto che, nel caso degli eventi del 7 ottobre, i giovani europei e “occidentali” come quelli che stanno occupando le università, non vedano la saldatura tra il modo di procedere dei terroristi contro i kibbutz del sud di Israele e la Jihad islamica: disprezzo per la vita propria e altrui (l’inno fascista “a cercar la bella morte”), crudeltà verso civili e i bambini, accanimento contro le donne. Negli attentati al Bataclan di Parigi del 2015 i giovani europei si sono riconosciuti e identificati nei coetanei che ballavano al ritmo della musica metal, di cui è stata fatta strage. Perché non con i ragazzi e le ragazze del rave nel deserto, uccisi allo stesso modo, senza aver fatto nulla ma solo perché “ebrei”?

Per rimuovere l’antisemitismo non basta la repressione

Perché la memoria dell’Olocausto che abbiamo coltivato in questi anni serva, deve rimuovere i pregiudizi inconsci che rimangono latenti in noi, e capire quando vengono trasferiti negli eventi attuali o su Israele. Le Linee guida contro l’antisemitismo nella scuola diffuse dal ministero dell’Istruzione nel 2021 affrontano anche questo argomento tabù, distinguendo tra legittima critica ai governi israeliani e pregiudizio antisemita riversato nella lettura dell’attualità. Nel documento è anche chiaro il rischio dei nostri giorni: quello cioè di una distorsione della Shoah. Non la sua negazione, ma renderla banale o minimizzarla.

Quando si abusa, da tutte le parti in gioco, dei simboli della Shoah (come la stella gialla) si ottiene solo l’effetto di indebolire il potente messaggio della storia: queste persone sono state uccise sistematicamente anche se innocenti e si voleva un mondo senza ebrei. Oggi, senza credere di poter affrontare l’antisemitismo solo con la repressione caso per caso, dobbiamo investire in un profondo cambiamento di mentalità.

Nella foto di apertura di Lannutti e Toiati per Agenzia Sintesi, scritte antisemite a Roma.

Milena Santerini, ordinaria di Pedagogia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, è stata coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo presso la presidenza del Consiglio dei Ministri dal 2020 al 2022.

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