Formazione

Quella tardiva retorica sui volontari

L'editoriale del numero di Vita in edicola

di Giuseppe Frangi

Se ne sono accorti tutti anche questa volta e anche questa volta si è alzato il solito coro, dove la sorpresa va di pari passo con la retorica. I volontari, in particolare giovani, sono stati i protagonisti delle drammatiche giornate vissute dalla Liguria, prima a Levante, poi a Genova. S’è visto il rugbista inzuppato di fango sino al collo, o i gruppi di studenti attrezzati di stivaloni e vanghe alzarsi all’alba per spalare le strade e le case devastate dalle acque del Bisagno. Tanti volontari, a volte anche troppi com’è accaduto a La Spezia, tale è stato l’impeto di generosità che anche questa volta ha mobilitato le persone. Sono immagini senz’altro belle, che comunicano speranza, e si sa quanto sia preziosa la speranza in momenti come questi.

Eppure qualcosa non quadra in tutto questo. Perché è come se ogni volta si partisse dando per presupposto che non ci sia nulla prima di questi gesti. E presumibilmente non ci sia nulla neanche dopo. Proprio questo genera la sorpresa, che non avrebbe ragion d’essere se si avesse una diversa visione e predisposizione verso la realtà e verso la vita. Quei ragazzi e quei volontari non sbucano dal nulla. Sono figli di famiglie che hanno saputo crescerli bene, sono giovani che hanno potuto avvalersi di esperienze associative cariche di entusiasmo e positività (la ricerca di Arciragazzi di cui parliamo in questo numero conferma quanto positivamente incidano nella vita dei giovani queste esperienze). Sono figli di un’Italia che s’è tenuta alla larga dalle case dei vari grandi fratelli e che non s’è fatta piegare dallo scetticismo ossessivo dei profeti del declino. Quella che anche in questa circostanza è uscita allo scoperto è un’Italia normale, a cui nessuno pensa (la politica) e che nessuno racconta (l’informazione, ma aggiungiamo anche il cinema, la letteratura, la sociologia?). È un’Italia che viene blandita quando ci si trova con il fango alla cintola. E che viene rinchiusa nel dimenticatoio il giorno dopo. È un’Italia che ogni giorno si trova a remare contro chi non difende i suoi giusti interessi o contro chi invece ne mina certezze e valori. Di quest’Italia fa parte l’Italia dei volontari, che non si scopre tale solo il giorno dopo l’alluvione di Genova, ma che si alza ogni mattina avendo il desiderio di fare per gli altri e con gli altri. Che si “forma” giorno dopo giorno, e che ogni giorno fa sua una visione ostinatamente positiva della vita e della realtà.

Per questo suona come un insopportabile scandalo che poi, spenti i riflettori, questa Italia venga risospinta ai margini, come neanche esistesse. Che si tratti delle famiglie o del non profit, il trattamento è invariabilmente lo stesso.

È una cosa da tener ben presente in un momento come questo, di una tanto attesa svolta politica. Non vorremmo che l’ebbrezza per la fine dell’era Berlusconi facesse dimenticare quali sono i punti veri su cui misurare la politica. Se la politica non aiuta quest’Italia che ancora una volta ha messo le mani nel fango, tutto rischia di ridursi a un cambio di celebranti per una stessa insopportabile liturgia.

 

 

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