Non profit

Quella strana alleanza. Il diavolo e il non profit

È l’azienda che per prima ha mappato il genoma umano. Ora si è data una faccia sociale regalando molecole inutilizzate al non profit per produrre medicine.

di Carlotta Jesi

Chi ha paura della Celera Genomics, l?azienda americana che ha mappato l?intero patrimonio genetico dell?uomo? Dal 21 novembre scorso, quando il suo fondatore Craig Venter e il premio Nobel per la medicina, Hamilton Smith hanno annunciato di voler creare una nuova vita in laboratorio, la risposta è «tutti». Scienziati, medici, filosofi, giornalisti. Anche se col progetto di creare un nuovo organismo base, la Celera non c?entra: Craig Venter ha lasciato la compagnia a gennaio 2002. Ma tutti, o quasi, la temono lo stesso. Perché il sequenziamento del genoma che ha realizzato può portare allo sviluppo di nuovi farmaci, ma anche di nuove forme di discriminazione e di sfruttamento dell?uomo. Che uso farà del know how genetico di cui dispone? A quattro anni dalla sua fondazione, una cosa è certa: quest?azienda, che ha chiuso il bilancio 2001 con vendite per 89,4 milioni di dollari, tiene molto a mostrarsi aperta alle iniziative della società civile e alle sue battaglie contro le malattie dimenticate dall?Occidente, come il morbo di Chagas e la leishmaniosi. Molecole open source L?apertura al Terzo settore comincia sull?homepage del sito www.celera.com sezione ?Academic & not for profit Offering?: l?azienda offre a università e organizzazioni senza scopo di lucro, speciali condizioni di abbonamento al Celera Discovery System. Un database cui oggi sono abbonati 160 enti, profit e non, che consente di visualizzare la sequenza completa del genoma, di muoversi elettronicamente lungo i cromosomi per visualizzare un gene particolare e di impostare ricerche per tipo di gene. Carità a basso costo e alto ritorno d?immagine? «Niente di tutto questo», dichiara a Vita David Speechly, responsabile comunicazione dell?azienda per l?Europa: «Non facciamo carità al Terzo settore. Semplicemente crediamo che le informazioni sul genoma debbano essere usate nel modo migliore possibile e dal maggior numero di persone. Siamo un?impresa profit, ma attenta a quello che ci circonda». Compresa la battaglia della società civile per l?accesso ai farmaci nel Sud del mondo. In febbraio, Celera ha concesso all?organizzazione non profit di San Francisco, Institute for OneWorld Health la licenza esclusiva di produrre il K-777, un inibitore che potrebbe curare il morbo di Chagas, una forma di malattia del sonno che colpisce circa 18 milioni di persone in Sudamerica e ogni anno fa circa 50 mila vittime. Il senso di questa donazione? Per la Celera, il K-777 non costituiva una business opportunity. Per l?Institute for OneWorld Health, invece, sì. Fondato dalla dottoressa Victoria Hale, questo istituto ha come principale obiettivo quello di produrre nuovi farmaci a prezzi contenuti, con cui curare le malattie dimenticate. «Farmaci che spesso già esistono, ma in forma di molecola, e dimenticati sugli scaffali delle aziende farmaceutiche», spiega la Hale, considerata l?amministratore delegato della prima azienda farmaceutica non profit del mondo. Un?azienda con 20 dipendenti, senza laboratori e senza strutture di vendita, che, grazie a un finanziamento di 476mila dollari da parte della Bill and Melinda Gates Foundation, completerà i test preclinici sul K-777. Se i risultati saranno positivi, la Hale passerà la licenza sul farmaco a produttori sudamericani che potranno venderlo senza caricarlo dei costi di ricerca e sviluppo. «E la nostra azienda non riceverà alcuna royalties o pagamento in cambio della licenza», spiega David Speechly. Si tratta di una partnership fra profit e non profit che comincia a prendere piede in America. Biotech responsabile Soprattutto fra le aziende che puntano sulle biotecnologie. Come la Chiron Corporation: azienda californiana, con sede a Emeryville, creata nel 1981 da tre ex professori universitari per sviluppare e commercializzare una nuova generazione di diagnostici e di vaccini. L?1 febbraio 2002, la Chiron ha annunciato uno storico accordo con la Global Alliance for TB Drug Development, partnership non profit tra pubblico e privato creata nel 2000 e governata da un board di 11 esperti nella lotta alla tubercolosi, che rappresentano il mondo delle aziende, delle ong, delle università. Secondo l?accordo, Chiron cede alla Global Alliance la licenza esclusiva e mondiale sul PA-824: un composto (al momento della cessione si trovava nella fase di sviluppo preclinico) che potrebbe rivelarsi molto utile nella lotta alla tubercolosi, malattia che colpisce 8 milioni di persone l?anno e ne uccide 3 milioni. Alla Global Alliance spetta portare avanti lo sviluppo del PA-824. L?impatto sociale di questo accordo? Maria Freire, amministratore delegato della Global Alliance for TB Drug, lo spiega così: «Con la Chiron stiamo dimostrando che è possibile combinare un?aggressiva strategia biotecnologica con la missione sociale». Come dire, il massimo dell?innovazione, se condito di etica, può portare al massimo dell?impatto sociale. Gli accordi come questi, però, sono troppo pochi per parlare di tendenza. Ma c?è chi, come il San Francisco Chronicle, giura che «c?è chi lavora su licenze doppie che affidano al non profit il diritto di vendere o regalare i farmaci nel Sud del mondo e al profit il diritto di commercializzarli nel mondo ricco». Celera non conferma la notizia. Ma sotto l?equatore sono in molti a sperare che sia vera.


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