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Quella mensa per poveri e migranti sul confine tra Messico e Usa

Si chiama San Miguel è della diocesi ed è a Chihuahua. Sfama ogni giorno dalle 60 alle 80 persone. Linda Flor, responsabile della struttura racconta: «Abbiamo anche un bazar dove le persone portano vestiti nuovi o seminuovi per chi ha bisogno di un paio di pantaloni, di scarpe o di un maglioncino, e un dispensario medico»

di Nicola Nicoletti

Ogni giorno dalle 60 alle 80 persone riescono a mangiare grazie alla mensa San Miguel. Siamo in Messico, a Chihuahua, capitale dell’omonimo stato, uno dei più grandi del Paese Nordamericano. La mensa si trova alla frontiera nord e qui Linda Flor, responsabile della struttura diocesana, da tre anni riesce a coordinare tutto, nonostante la povertà e la violenza presenti. Questa giovane donna, oltre ai poveri presenti nella grande città industriale di 800mila persone sulla strada che porta al Texas, ha aperto le porte anche ai migranti. Sono in tante le famiglie che fanno tappa per prendere fiato e mangiare un boccone grazie alla solidarietà dei messicani e della Chiesa cattolica.

Oltre alla mensa la diocesi ha organizzato un bazar dove le persone portano vestiti nuovi o seminuovi per chi ha bisogno di un paio di pantaloni, di scarpe o di un maglioncino, e un dispensario medico. I volontari presenti in una saletta per le visite, aspettano i pazienti. I medici aiutano soprattutto i migranti a curare ferite dei piedi, bronchiti e febbre che in questa zona fredda sono frequenti. «Sono interventi semplici», spiega Linda, «ma indispensabili alle persone che, specialmente stranieri, non riceverebbero cure e sarebbero impediti a continuare il viaggio».

Come avete passato le feste, il Natale e l’Epifania? «Qui c’è la tradizione di un dolce speciale per la notte tra il 5 e il 6 gennaio. La Rosca de Reyes, il dolce dei Magi. Si tratta di un ciambellone a forma circolare guarnito con della frutta candita e al cui interno è nascosto un piccolo bimbo, come un Gesù Bambino. Chi lo trova offre da mangiare il 2 febbraio».

Ai migranti oggi verranno offerti purè, fagioli, pasta, caffè e il dolce. Con una collaboratrice Linda organizza la sua giornata, tra cucina e la sala.

Qui, poco distante dalla frontiera nord con gli Usa, in molti hanno trascorso il Natale e capodanno, cercando in tutti i modo possibili di passare il confine nonostante le restrizioni sempre più severe del presidente americano. I soldati che Trump ha inviato alla frontiera, circa 5000 persone, in aggiunta a quelle già presenti, hanno reso difficile varcare quel pezzo di terra che divide i due stati. Ieri Trump ha fatto il suo annuncio a reti unificate, quando l’audience raggiunge il massimo. Ha ribadito che i soldi per terminare il muro sono indispensabili, altrimenti stupratori, ladri e trafficanti di droga continueranno ad invadere gli Stati Uniti. I migranti hanno ascoltato in silenzio alla mensa, chiedendo delle coperte per la notte che arriva con il vento gelato.

Nella mensa c’è anche un telefono per facilitare i contatti tra i migranti e le loro famiglie lontane. Possono telefonare dal Salvador, Honduras e Guatemala, posti da cui in tanti si sono mossi formando la carovana del migrante in cerca di una vita più sicura, lontani dalla violenza.

La stazione del treno non è lontana. Oramai la voce si è diffusa e arrivano direttamente qui in tanti per riposarsi dopo un viaggio che può durare anche 5 giorni, fra cambi di stazione, blocchi alla frontiera sud e imprevisti con le bande dei coyotes in cerca di prede da spennare per farle passare in Messico. «Recentemente – ricorda Linda- anche gli studenti del seminario diocesano si sono uniti ai nostri volontari per servire i pasti e accogliere coloro che forzatamente sono stati espulsi dagli Usa e quelli che invece cercheranno di aggirare il muro e scoprire se è possibile cambiare vita».

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