Welfare
Quella luce accesa nel buio del boschetto: il “Team Rogoredo”
Nell'incontro organizzato dal Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta – Cisom alla stazione divenuta tristemente celebre per l’adiacente Boschetto, terra di nessuno nelle mani di spacciatori e disperati il racconto di storie di disperazione e speranza come quella della protagonista del romanzo “Alice e le regole del Bosco” di Simone Feder
di Redazione
“Storie di disperazione e speranza nel bosco di Rogoredo” questo il titolo di un incontro che si è tenuto alla Stazione di Rogoredo organizzato dal Gruppo di Milano del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta – Cisom per mantenere alta l’attenzione di opinione pubblica e media sulla realtà che popola il bosco, diventato l’emblema dell’emergenza droga a Milano. Il Cisom da tanti anni attivo nel recupero dei ragazzi dispersi nel Bosco, ha fatto un punto sulla situazione e sul proprio impegno con Carlo Settembrini Sparavieri, Capo Raggruppamento Lombardia Cisom, Gabriele Tosi, Responsabile Comunicazione Nazionale Cisom, Don Diego Fognini, parroco e operatore antidroga con la Comunità La Centralina a Cermeledo di Morbegno (SO), Simone Feder, psicologo ed educatore, impegnato in prima linea nella lotta alle tossicodipendenze, come coordinatore dell’Area “Giovani e Dipendenze” della Coop. Soc. Casa del Giovane di Pavia, autore del libro “Alice e le regole del bosco” e Alessandro Milan, giornalista e conduttore del programma radiofonico di Radio24 Uno “Nessuno, 100Milan”.
I partecipanti all'incontro
A pochi metri dalla stazione, considerata uno snodo di fondamentale importanza per i trasporti milanesi, dove ogni giorno transitano migliaia di persone, c’è il Boschetto, una delle piazze di spaccio più grandi d’Italia, 65mila metri quadrati, aperto 24 ore su 24, meta di centinaia di consumatori, in maggioranza giovani anche minorenni, professionisti, disoccupati, irregolari e disperati. In questo pezzetto di terra si incontrano i destini di tante persone con il loro carico di dolore, sofferenza, orrore e solitudine, disposte a tutto per racimolare pochi euro, quanto basta per l’acquisto di una dose.
Il Gruppo di Milano del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta – Cisom da tre anni ha dato vita al “Team Rogoredo” insieme al Comune di Milano ed in particolare al Municipio 4, alla struttura Sollievo della Fondazione Eris, alla Casa del Giovane, a Don Diego Fognini de La Centralina e alla comunità Il Gabbiano. Si tratta di un presidio sociosanitario che nasce per recuperare i ragazzi dediti al consumo di stupefacenti, agganciandoli attraverso una presenza costante in loco, per andare incontro a chi ne ha bisogno e rispondere tempestivamente a ogni richiesta di aiuto.
«La droga trova terreno fertile dove la perdita di valori e punti di riferimento lascia campo al senso di disagio, all’inadeguatezza e alla paura di vivere. Dal vortice di dipendenza si esce solo con coraggio e determinazione», ha dichiarato Carlo Settembrini Sparavieri Trabucchi, Capo Raggruppamento Lombardia Cisom a margine dell’incontro. «Il lavoro che svolgiamo, in sinergia con tutte le realtà presenti sul posto, è duro, lento e quotidiano; non si può avere fretta ma nemmeno mollare la presa. Per quanto possa sembrare banale, dobbiamo sempre tenere a mente che il tossicodipendente è prima di tutto una persona che vive dentro di sé un malessere e che la droga, tentacolare e tentatrice, riesce a insinuarsi silenziosamente spingendo l'individuo ad assumere droghe a dosi costanti o crescenti. Il nostro impegno è quello di strappare dai suoi tentacoli più vite possibile. È difficile, ma non impossibile».
Quando si parla di tossicodipendenza esistono due tipologie di vittime: i consumatori e i loro affetti. Essere genitore di un figlio che fa uso di sostanze stupefacenti è drammatico e provoca anche tanta sofferenza come raccontato dalla signora Alessandra che ha vissuto un vero e proprio calvario. Suo figlio ebbe il primo contatto con le sostanze stupefacenti all’età di quindici anni circa. Da quel momento iniziò la battaglia tra un genitore che voleva indietro suo figlio e la droga, così potente da esercitare un grande fascino, soprattutto sui più giovani al punto da renderli prigionieri. Dopo due anni, lunghi e travagliati e vari tentativi per iniziare un percorso di disintossicazione, il giovane oggi è ospite di una comunità di recupero dove sta ultimando il suo percorso di riabilitazione che prevede non solo un recupero sotto il punto di vista medico ma anche una “ricostruzione” di sé stesso, della propria dignità e autostima.
Nel 2018, l’Università Bocconi insieme al Gruppo di Milano del Cisom avviò un progetto finalizzato a censire i senza fissa dimora durante i turni di Unità di Strada (Uds) anche nelle zone adiacenti al Boschetto di Rogoredo. Da qui l’idea di pensare a un progetto ad hoc e, grazie alla Fondazione Exodus che mise a disposizione la propria esperienza e professionalità per formare i volontari, iniziò a prendere forma l’idea di un servizio a Rogoredo. Dalla teoria si passò alla pratica e i volontari ben presto iniziarono l’attività affiancati da Pietro Farneti con la sua Fondazione Eris durante i primi servizi, avviandoli a un percorso di inserimento nel “Progetto Rogoredo”. Da allora è andato sempre più consolidandosi il rapporto di collaborazione tra Cisom e le altre realtà presenti sul territorio, da Pietro Farneti a Simone Feder della Casa del Giovane, da Don Diego Fognini de La Centralina e la comunità Il Gabbiano, al Municipio 4 del Comune di Milano, sempre al fianco del Team Rogoredo.
Dal 2019 a oggi i volontari Cisom sono riusciti a portare via dal Boschetto di Rogoredo centinaia di persone e ad accompagnarle in strutture di assistenza e recupero: uomini, donne, molti ragazzi come Alice, la cui storia è raccontata da Simone Feder (nella foto a dx durante l'incontro) – psicologo, educatore e coordinatore della Casa del Giovane di Pavia – nel libro “Alice e le regole del bosco”, edito da Mondadori, e presentato durante l’incontro alla stazione. Alice è una ragazza dalla vita normale con amici, dei genitori che le vogliono bene e dei sogni. Eppure, Alice non è immune al fascino misterioso dello sballo e al richiamo del bosco di Rogoredo. A trovarla è lo stesso Feder che da anni batte quel pezzetto di terra che chiama “non posto” per tentare di agganciare sempre più persone e restituire loro dignità, senso di appartenenza, affetto e soprattutto la voglia di tornare a vivere. Simone ha cercato di starle vicino, fino a quando è stata lei ad andare da lui – con le braccia devastate dai buchi e il cuore pieno di disperazione – in cerca di aiuto. In quel momento è iniziato il cambiamento di Alice, aveva solo bisogno di essere vista, tenuta in considerazione, aveva bisogno di tempo e di spazio per aprirsi e buttar fuori tutto quello che aveva dentro.
«Gli irrecuperabili non esistono e la storia di Alice ne è la prova. Tutti sono predisposti, prima o poi, al cambiamento. E il compito di noi operatori e addetti ai lavori è farsi trovare accanto a loro, nel momento giusto e guidarli verso questo cambiamento», è il commento di Feder.
Oltre alle attività specifiche nel Boschetto, ogni mercoledì sera i volontari del Cisom, tra cui psichiatri, psicologi, medici e infermieri, si ritrovano alla stazione di Rogoredo per distribuire cibo, vestiti puliti, coperte e sacchi a pelo nelle stagioni più fredde, prodotti per l’igiene personale e, cosa non meno importante, per dare calore umano a chi ha bisogno di conforto e attenzione. Ogni quindici giorni poi è presente sul posto l’Ambulatorio Medico Mobile del Gruppo di Milano (Amm), per fornire cure sanitarie e, in alcune occasioni, fare anche piccoli interventi chirurgici, necessari per alleviare le sofferenze di tutti coloro che normalmente avrebbero il timore di recarsi in ospedale.
La foto in apertura e le immagini in b/n sulle attività del "Team Rogoredo" sono di Prandoni
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