Cultura

Quella lotteria non è affatto una Fiaba

Conosco Giuseppe Trieste da molti anni. Ha saputo trasformare la disabilità in risorsa. Francamente credo che abbia esagerato. Perché ha proceduto come uno schiacciasassi senza...

di Franco Bomprezzi

Una lotteria da fiaba. Un colpo di fortuna per chi l?ha pensata. Conosco Giuseppe Trieste da molti anni. Ha saputo trasformare la sua disabilità in una risorsa. Proprio come vuole il movimento internazionale delle persone con disabilità. Ma forse ha un po? esagerato. Lucido e intelligente, ha visto un vuoto, un buco enorme, nella capacità di batter cassa delle associazioni più o meno storiche dei disabili. E lì si è infilato, prima realizzando la scatola (il Fiaba), poi riempiendola di cioccolatini (le raccolte fondi e ora la lotteria nazionale). Peccato che questo meccanismo, raccontato con grande chiarezza e rigore dalla bella inchiesta di Gabriella Meroni, abbia proceduto come uno schiacciasassi senza che nessuno lo orientasse nella direzione giusta, quella delle regole della trasparenza, dell?efficacia dell?obiettivo, della rete delle competenze. L?ignoranza dimostrata da chi ha autorizzato la lotteria è francamente inaccettabile, specie da chi, come noi, da tanti anni si batte per affrancare il terzo settore dall?estemporaneità e dai trovarobe. Stupisce il silenzio assordante delle realtà associative, incapaci di reagire, o comunque forse troppo impegnate su altri fronti, per accorgersi di questa voragine, anche mediatica, che si è aperta in questo modo. In Spagna, ad esempio, la Once, la grande associazione nazionale dei non vedenti, è riuscita negli anni a finanziarsi in modo analogo, ma le sue dimensioni sono adeguate, e la rete sociale e culturale è ampia e variegata. Perché non si fa come in Spagna? Perché non si affida il meccanismo del finanziamento attraverso le lotterie a regole condivise e trasparenti? Non è mai troppo tardi.

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