Premio Giorgio Ambrosoli

Quella Italia con la schiena dritta che si contrappone alla criminalità organizzata

L'undicesima edizione della prestigiosa manifestazione ha permesso di assegnare cinque premi, sette menzioni speciali e tre riconoscimenti all’impegno civile

di Redazione

Il Piccolo Teatro – Teatro d’Europa di Milano ha ospitato la cerimonia di consegna dei riconoscimenti dell’undicesima edizione del “Premio Giorgio Ambrosoli”, sotto l’Alto patronato del presidente della Repubblica italiana, con qualche giorno di anticipo sulla quarantacinquesima ricorrenza dell’omicidio dell’avvocato commissario liquidatore della Banca privata Italia, avvenuto l’11 luglio 1979. In coerenza con la sua missione e lo scopo sociale, il Premio Giorgio Ambrosoli si conferma un luogo di riferimento primario nazionale per la tutela e il rafforzamento in Italia dello stato di diritto, sempre più un tema centrale delle diplomazie internazionali. Il Premio contribuisce alla promozione della cultura dell’applicazione della legge attraverso l’identificazione di “esempi invisibili”, persone che nell’ambito della loro attività professionale si siano contraddistinte per la tutela dello stato di diritto tramite la pratica dell’integrità, della responsabilità e della professionalità, pur in condizioni avverse a causa di contesti ambientali di pericolo o di improprie pressioni contro la legge durante il loro operato.

Questa edizione è stata ancora una volta, forse più delle precedenti, ricca di “eroi sconosciuti” che mettono in luce il ruolo cruciale dell’attività sinergica tra istituzioni, società civile, imprese e attori privati nel contrasto al malaffare e nel sostenere azioni concrete al fine del buon funzionamento dei mercati. Sono stati consegnati ben 15 riconoscimenti, portando così la comunità dei premiati ad un totale di ottantuno targhe dal 2012 e diffondendo le loro storie su tutti i territori d’Italia.

Nel servizio, alcuni momenti delle premiazioni dell’8 luglio 2024 a Milano

Confermata la crescente dimensione europea e internazionale, grazie a una tavola rotonda cui hanno preso parte Serena Ibrahim, rappresentante libanese del Youth Grace Program della Unodc, l’Agenzia anticrimine delle Nazioni Unite con sede a Vienna, per la promozione del ruolo dei giovani; Gennaro Migliore, direttore del Centro ricerche della Pam, l’Assemblea dei parlamentari del Mediterraneo, organizzazione multilaterale sempre più proattiva negli ultimi anni; Daniel Brombacher, direttore di Gitoc, l’organizzazione non governativa internazionale di riferimento sui temi del crimine organizzato.

La tavola rotonda ha fatto seguito a quelle delle due edizioni precedenti, nella prospettiva di un crescente ruolo di dialogo e confronto su questi temi nell’ambito delle organizzazioni multilaterali, a valle della Conferenza Uncac Cosp10 ad Atlanta, negli Stati Uniti, sulla Convenzione anticorruzione dello scorso dicembre, e in vista delle giornate a Bruxelles e a New York il prossimo ottobre in collaborazione con il ministero degli Affari esteri.

Il presidente della Fondazione Premio Giorgio Ambrosoli, Mario Carlo Ferrario, ha affermato che «è sempre più cruciale maturare la consapevolezza, da parte della società civile, delle imprese, della finanza, dei corpi sociali, ma anche per certi aspetti da parte delle istituzioni stesse, che non sono sufficienti le leggi scritte, anche quando sono ben concepite, ma è indispensabile al contempo un contesto di cultura, competenze, comportamenti, meccanismi che ne assicurino la corretta applicazione effettiva. In questo senso, il ruolo dei singoli cittadini, in particolare nell’esercizio delle loro professioni, diviene uno dei fattori determinanti. Le norme non vivono in astratto, ma calate nella realtà che le circonda».

«Giorgio Ambrosoli è a pieno titolo tra le figure di riferimento della storia del nostro Paese», ha sottolineato il ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani. «Ricordarlo significa sottolineare anche il ruolo che la società civile, il settore privato e le libere professioni hanno, insieme alle istituzioni, nella prevenzione e nel contrasto di ogni forma di criminalità. Solo un ambiente socioeconomico e istituzionale fortemente coeso impedisce infatti l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’amministrazione della cosa pubblica e nell’ economia. Il suo esempio dovrebbe essere ricordato anche al di là dei nostri confini. Un uomo di visione e valori, un europeista e un italiano, la cui storia dimostra – insieme ai tanti eroi della lotta contro tutte le mafie – il grande impegno del nostro Paese contro la criminalità, anche nella sua dimensione transnazionale».

«Il nostro sostegno dal 2012 a questo Premio testimonia l’impegno effettivo di Confcommercio per la legalità e la sicurezza, che sono prerequisiti fondamentali per l’economia e lo sviluppo», ha detto Patrizia Di Dio, vicepresidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia con incarico per la legalità e la sicurezza. «L’iniziativa valorizza azioni concrete e modelli positivi ispirati ai principi dell’integrità, dell’etica e della responsabilità che rafforzano il tessuto sociale e lo stato di diritto».

Il Premio Giorgio Ambrosoli si svolge con il patrocinio di Regione Lombardia, Comune di Milano, Città Metropolitana di Milano, Camera di Commercio di Milano e con il sostegno di Confcommercio – Imprese per l’Italia. L’undicesima edizione ha assegnato cinque premi, sette menzioni speciali e tre riconoscimenti all’Impegno civile.

Premi Giorgio Ambrosoli

Sacrario Vittime della Polizia di Stato. Simbolo dell’impegno e del sacrificio, talvolta estremo, degli esponenti della Polizia di Stato, è il Sacrario alle Vittime che ospita le targhe dei 2515 caduti dal 1860 a oggi, veri e propri eroi della difesa della legge. Recentemente rinnovato dal maestro Mario Ceroli, il Nuovo Sacrario comprende 2515 targhe marmoree, ciascuna uguale all’altra, per celebrare la memoria di ciascuno di essi idealmente raccolti e riconoscibili in modo semplice ed essenziale tramite l’incisione del nome, della data di nascita e quella del sacrificio. La Polizia di Stato onora e commemora il ricordo di tutte le persone cadute in servizio affinché il loro sacrificio, spesso all’insaputa dei più, ma mai dimenticato dai colleghi e dai familiari, possa essere perpetuato nel tempo. Esempi di cui il nostro Paese e la Polizia di Stato possono andare orgogliosamente fieri. Il Sacrario è collocato presso la Scuola superiore di Polizia a Roma.

Don Giuseppe “Peppe” Diana. È stato un presbitero, un attivista e uno scout italiano, assassinato dalla camorra nel 1994 nella sacrestia della chiesa di San Nicola da Bari, a Casal di Principe, a causa del suo grande impegno nel contrastare il crimine organizzato. Don Giuseppe Diana, conosciuto da tutti come don Peppe, diventò un sacerdote scomodo per il clan dei Casalesi che ha contrastato soprattutto con la sua arma principale: la parola. Insieme ad altri preti, nel dicembre del 1991, scrisse “Per amore del mio popolo non tacerò”, una testimonianza concreta di denuncia della camorra che ha significativamente contribuito al riconoscimento sociale del problema e al suo contrasto culturale. Il suo lascito è assicurato dal Comitato Don Peppe Diana, che rappresenta la rete sul territorio di Casal di Principe con associazioni e cooperative che gestiscono beni confiscati.

Don Antonio Coluccia. È il sacerdote che combatte il crimine organizzato locale e si impegna concretamente a denunciare e contrastare lo spaccio attraverso la sua “Bat mobile” (un furgone nero accessoriato, proprio come l’auto del celebre eroe dei fumetti) e con la predicazione costante. Facendo sentire la propria voce e portando luce nelle tante “zone buie” di Roma, in particolare le piazze di spaccio e di malaffare, è diventato un simbolo e un attore rilevante nella lotta alla criminalità. Lo stesso furgone si è trasformato in un presidio iconico e concreto attorno al quale molti cittadini gravitano per riappropriarsi degli spazi troppo spesso nelle mani della criminalità.

Tiziana Ronzio. Operatrice sanitaria, attivista e presidente dell’associazione “Torpiùbella”, nel quartiere dove vive e opera, Tor Bella Monaca a Roma, è chiamata dai pusher della droga “L’infamona” o “La spia delle guardie”, appellativi che descrivono il suo impegno costante nel denunciare i criminali. Un impegno civile che le ha fatto guadagnare il “Premio nazionale Paolo Borsellino” ma che, purtroppo, ha implicazioni pesanti nella sua vita quotidiana e la costringe, da anni, a vivere sotto scorta.

Bruno e Carla Caccia. Bruno Caccia è stato un magistrato italiano, ucciso dalla ‘ndrangheta nel 1983. Inizia la sua carriera a Torino nel 1941 e si occupa di indagare sulle violenze e sui pestaggi che si verificavano in occasione degli scioperi. Nel 1976 è scelto come pubblico ministero nel processo contro il nucleo storico delle Brigate Rosse. È proprio il suo lavoro di contrasto al radicamento della criminalità organizzata calabrese in Piemonte a condannarlo a morte. La moglie Carla gli è sempre stata vicina.

Menzioni Giorgio Ambrosoli

Imprenditore Guglielmo e Associazione Tazzina della Legalità. Una serie di incendi dolosi, l’ultimo nell’estate del 2022 che ha causato più di un milione di euro di danni, ha messo a dura prova le attività della storica torrefazione Guglielmo a Catanzaro. La famiglia di imprenditori ha dovuto far fronte a sfide che ne hanno messo a rischio la continuità aziendale. Dopo questo episodio, ultimo di una serie di atti di intimidazione, è nata “La Tazzina della Legalità”, un’associazione di imprenditori, professionisti e liberi cittadini per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica e, soprattutto, per veicolare un segnale robusto sulla unità e volontà della cittadinanza calabrese nel contrastare la criminalità organizzata.

Lucia Aielli. Magistrato, per anni impegnata nel Tribunale penale di Latina dove ha seguito processi delicati sia per mafia, sia contro clan nomadi, nel novembre 2014 è stata destinataria di una macabra intimidazione: sono state affisse finte epigrafi per annunciare la sua prematura, e finta, scomparsa. La città di Latina si è subito mobilitata per mostrarle la sua vicinanza ed è stata organizzata una grande manifestazione di solidarietà.

Antonella Di Bartolo, preside dell’Istituto “Sperone – Pertini”, una scuola nel quartiere Sperone, uno dei territori più marginali socialmente della città di Palermo. Prima di iniziare il suo incarico, la struttura versava in condizioni di grave abbandono: vetri rotti, resti di incendi, lavagne nei bagni, e altro. Antonella Di Bartolo, però, nonostante il primo istinto di rinunciare al ruolo, dieci anni fa decide di affrontare la sfida per ricostruire l’istituto, fin dalla scuola dell’infanzia. Superate le prime difficoltà, la perseveranza di Di Bartolo ha dato i suoi frutti. La scuola, che si ipotizzava potesse essere chiusa, ha cominciato a riempirsi di studenti ed è diventata oggi non solo luogo di apprendimento, ma anche di aggregazione e di crescita personale e di comunità, inverando in questo modo la vocazione profonda del suo operato volto a rendere la scuola motore di cambiamento civile e culturale degli studenti dell’intero quartiere.

Raffaele Vitale. Da vittima e denunciante di estorsione a pizzaiolo gourmet: potrebbe essere questa, in sintesi, la storia di Raffaele Vitale a Scampia, titolare della pizzeria Infermento. Nel 2016, quando gestiva un complesso sportivo, ha subìto una richiesta estorsiva di 2.500 euro alla quale non solo ha deciso di non cedere, ma ha scelto anche di denunciare. Tale decisione che ha portato all’arresto di tre malavitosi. Il suo coraggio, da allora, è un esempio per tutti gli altri commercianti di Marianella che, sempre di più, hanno optato per non piegarsi alle richieste di pizzo. Nel 2024 è stata aperta la sezione Fai Antiracket Chiaiano.

Giovanna Bruno. Sindaca di Andria. Da anni impegnata a denunciare la malavita locale, subendo pressioni e intimidazioni. Opera in modo molto distintivo per prevenire e contrastare la criminalità educando al rispetto delle leggi. Per farlo promuove modelli di socialità positiva capaci di attrarre i giovani sottraendoli al degrado. Un insieme di attività concrete che l’ha resa un punto di riferimento per il ruolo che agenzie educative e istituzioni sono chiamate a svolgere per tutelare lo stato di diritto.

Riconoscimento Giorgio Ambrosoli all’Impegno Civile

Circolo Società Civile. Il circolo “Società Civile” è stato un circolo culturale milanese, fondato nel 1986 e attivo sino al 2000, la prima associazione italiana della società civile con l’obiettivo di sensibilizzare e attivare i cittadini alla lotta contro mafie e corruzione. È stata editrice per anni di un mensile d’inchiesta che ha svolto un ruolo di rilievo negli anni precedenti a Tangentopoli. Nato da un’idea di Nando dalla Chiesa successiva all’omicidio del padre nel 1982, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (prefetto di Palermo), e con la collaborazione di numerosi altri soci tra cui il giudice Gherardo Colombo, il sociologo Alberto Martinelli, il sacerdote padre Davide Maria Turoldo, l’economista Paolo Brera, i giornalisti Giampaolo Pansa, Paolo Murialdi e Carla Stampa, lo scrittore Corrado Stajano, l’avvocato Raffaella Lanzillo, il portiere del Milan Giuliano Terraneo –  il circolo è stato lo spazio pubblico che ha avviato la lunga e fruttuosa stagione di mobilitazione della società civile sui temi del contrasto alle mafie negli ultimi quarant’anni.

Associazione Annalisa Durante. Annalisa Durante è una vittima innocente della camorra napoletana. Il 27 marzo 2004, a Forcella, due scooter sfrecciano nei vicoli per freddare Salvatore Giuliano, rampollo del clan che controlla la malavita a Forcella. Uno dei proiettili a lui destinati, però, spezza la giovane vita di Annalisa che, dopo tre giorni di coma, muore. Nel 2005 nasce l’associazione a lei intitolata che in vent’anni ha svolto e svolge un ruolo di rilievo nel creare spazi alternativi alla criminalità. Particolare importanza ha la “Biblioteca a porte aperte” attivata nello Spazio Comunale di piazza Forcella, lo “Spazio Bambini” e il progetto “ZONA NTL”, destinato ad attivare a Forcella un circuito virtuoso, culturale ed economico su “Napoli”, “Turismo” e “Legalità”,  nel quadro di un Patto di Comunità costituito tra enti ed associazioni del territorio per coinvolgere le famiglie in percorsi educativi e di cittadinanza attiva, finalizzati alla costruzione di una comunità educante e responsabile.

Cascina Caccia. Cascina Caccia è un’associazione che gestisce un bene confiscato a Torino promuovendo anche attività strutturate di promozione della cultura dello stato di diritto contro la criminalità organizzata e il malaffare. Dedicata alla memoria di Bruno Caccia, Procuratore Capo di Torino, ucciso in un agguato mafioso il 26 giugno 1983 e di sua moglie Carla, Cascina Caccia è diventata uno dei simboli positivi della lotta con successo alla criminalità organizzata nel Nord Italia.

Premiati anche i giornalisti Federica Angeli e Giacomo Di Girolamo.

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