Economia
Quella farmaceutica è un’industria in “rosa”
Oltre gli slogan il contributo femminile a questo settore industriale è tutto nei numeri che registrano nel settore chiave oltre il 50% di ricercatrici.
di Redazione
«Nella farmaceutica le pari opportunità non sono uno slogan» non è solo la convinzione del presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi che al convegno “Le donne per la farmaceutica / La farmaceutica per le donne” ha dato i numeri di un’industria che si pensa in “rosa” e a guardare le percentuali di occupazione femminili lo è molto più di altri comparti industriali. Le donne, infatti, rappresentano il 43% degli addetti totali, molte se si pensa che nella media manifatturiera si aggira intorno al 25%. C’è anche da sottolineare un aspetto: le donne laureate e diplomate superano il 90% del totale. Nel settore della ricerca che Scaccabarozzi definisce «cuore pulsante del settore» superano il 50% «dato che dimostra la spinta innovativa che può venire dalle donne, grazie al loro entusiasmo e alla creatività e tenacia». Per il presidente di Farmindustria si tratta di un settore industriale che «tutela il “rosa”» anche nella conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita. «Precedendo per esempio, in caso di maternità, periodi di aspettativa più lunghi rispetto alla legge e al Ccnl. O introducendo per le neomamme la possibilità dello smart working».
«Il contributo femminile all’attività delle imprese del farmaco è fondamentale» ha insistito Scaccabarozzi nel suo intervento al convegno. E proprio per questa particolare attenzione «le aziende hanno giocato d’anticipo sui tempi con misure per favorire la vita privata. C’è un legame profondo tra l’industria farmaceutica e le donne. Imprenditrici, manager, dirigenti. E non solo: nella ricerca, negli stabilimenti produttivi, nell’amministrazione. Insomma in tutti i campi e in tutti i ruoli».
Oltretutto l’attenzione al femminile è centrale anche nello sviluppo crescente della medicina di genere, che rappresenta una sfida per le imprese farmaceutiche, da condurre attraverso sinergie pubblico-privato. Dall’oncologia alle cellule staminali, dalle malattie cardiovascolari agli screening basati sulle nanotecnologie e la nutrigenomica i settori coinvolti nella ricerca gender sono sempre di più. E i farmaci in sviluppo per le patologie maggiormente presenti nelle donne sono più di 850 nel mondo.
Le sfide della medicina di genere sono tante soprattutto in considerazione del fatto che le donne vivono più a lungo degli uomini (85 anni rispetto a 80) ma sono meno sane, si ammalano di più e in generale hanno una salute percepita peggiore degli uomini. Inoltre, sono soggette alle reazioni avverse dei farmaci che si manifestano più gravemente che negli uomini. Non è un caso quindi che negli ultimi dieci anni in Europa e in Italia vi sia stata una crescente informazione sulla ricerca al femminile e nel 2015 è nata la prima rivista scientifica italiana sulla medicina di genere.
In apertura foto di Thomas Samson/AFP/Getty Images
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