Politica

Quel questionario messo troppo in fretta nel cassetto

Scoop operation di Paolo Manzo

di Redazione

Solo 9 risposte su 50 questionari inviati… …

Una percentuale inferiore al 20% che dimostra lo scarso interesse dei candidati alle elezioni nei confronti della cooperazione allo sviluppo. I questionari erano stati inviati oltre un mese fa dal Cini – Coordinamento italiano network internazionali a una cinquantina di potenziali deputati e senatori ma, al momento, gli unici a rispondere sono stati Bertinotti, Boselli, Veltroni, Buttiglione, Bonino, Della Seta, Ferrante, Marcerano e Siniscalchi. Il network, che riunisce alcune tra le ong internazionali più importanti presenti in Italia, ha espresso in un comunicato il suo disappunto nei confronti del disinteresse degli onorevoli. «Colpisce il numero limitato delle risposte finora ricevute», spiega Egizia Petroccione di Amref Italia, «speriamo che nei prossimi giorni arrivino altre risposte». Per evitare una brutta figura anche dal punto di vista formale, c?è tempo fino al 7 aprile.

Sergio Marelli scende in campo??

contro la pena di morte, recentemente reintrodotta in Guatemala dopo una moratoria di otto anni. Come membro italiano della Cidse, la rete delle agenzie di sviluppo cattoliche di Europa e Nordamerica, la Focsiv di cui Marelli è direttore generale ha infatti firmato una lettera indirizzata al presidente della Repubblica guatemalteco, il socialista Álvaro Colom, in cui denuncia l?utilizzo della pena di morte quale strumento per la risoluzione di ogni tipo di ingiustizia. La legge, approvata lo scorso 12 febbraio, nel riattivare l?iter per le esecuzioni capitali attribuisce a Colom la facoltà di concedere l?indulto ai prigionieri nel braccio della morte. Oltre che dalla Focsiv, sulla nuova legge guatemalteca sono arrivate critiche bipartisan da tutto il mondo, comprese quelle durissime della Chiesa Cattolica.

Amnesty international lancia un appello…

..per 15 monaci tibetani scomparsi oramai da settimane e segnala rischi reiterati di «torture e altri maltrattamenti». «Non si hanno informazioni sul luogo in cui sono detenuti i 15 monaci tibetani né sulle eventuali accuse formulate nei loro confronti», afferma in una nota Amnesty, che ha lanciato un appello online per chiedere il rilascio dei religiosi, «così come di tutte le altre persone arrestate per aver esercitato pacificamente il loro diritto alla libertà di espressione, associazione e riunione».


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