Mondo
Quel pugno del Papa così simile a Fernandel
La frase del Pontefice, che parlando con i giornalisti, ha spiegato «se qualcuno dice una parolaccia sulla mia mamma si aspetti un pugno» ricorda da vicino, anche nella mimica, il Don Camillo di Giovannino Guareschi
Ieri Papa Francesco, durante il volo dallo Sri Lanka alle Filippine, rispondendo ai giornalisti ha spiegato: «La religione non può mai uccidere, non si può farlo in nome di Dio. Ma non si può provocare, non si può prendere in giro la religione di un altro. Non va bene. Se il mio amico Gasbarri (il giornalista che gli aveva chiesto fino a che punto si possa spingere la libertà di espressione) dice una parolaccia sulla mia mamma, si aspetti un pugno». (In copertina il video integrale del dialogo)
Una frase che ha provocato le reazioni più scandalizzate, soprattutto in Italia. In tanti si sono detti “sconcertati” dalla dichiarazione. Vittorio Feltri ha sostenuto in radio che «si tratta di un messaggio di una violenza inaudita». Gramellini ha titolato la sua rubrica quotidiana “Porgi l’altra nocca” ironizzando sulla “strana” concezione di perdono del Papa e sottolineando come si tratti di «un paragone infelice» occorso per il «desiderio di riuscire simpatico». Anche Cacciarti parla di «battuta poco cristiana. Francesco esprime l’impossibilità in questo secolo di porgere l’altra guancia». Più duro il sociologo Domenico De Masi che addirittura arriva a dire come «il pugno viene poco prima del kalashnikov. Serve un principio di proporzionalità tra offesa e difesa».
Insomma un polverone in piena regola.
Eppure guardando l’immagine di Francesco che agita il pugno sotto il naso dei giornalisti non può non venire in mente Fernandel e il suo Don Camillo. Il pretone di campagna immaginato da Giovannino Guareschi.
Quello che, tra le tante vicende di cui è protagonista, sentendosi canzonare al grido di “Guarda, guarda, un prete da corsa!” mette fuori gioco 15 “rossi”, con il lancio di un tavolo di legno massello. Una rissa in piena regola, e scatenata senza neanche far riferimento a madri, padri e parenti stretti.
Lo stesso che per sedare una rissa tra Peppone “il rosso” e Cagnola “il nero”, entrambi convinti di aver ucciso un uomo e per questo corsi da lui, prima gira il crocifisso e poi si mette a menare fendenti con un ceppo di legna. Il tutto però dopo aver chiarito che «quando si diventa assassini si ha sempre torto».
Eppure nessuno si è mai sognato di etichettare Guareschi e il suo Don Camillo come violenti e reazionari o buonisti e pavidi. Quello che invece a Bergoglio succede quotidianamente.
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