Non profit
quel messagginosarà buonoma non perfetto
fundraising Così funziona lo strumento più innovativo
di Redazione

«Mandate un sms al numero? e contribuerete a far felici migliaia di bambini!»: quante volte abbiamo sentito questo appello in televisione, in radio o sui giornali. Non c’è che dire, gli sms solidali sono il mezzo di fundraising nel quale gli italiani si imbattono più di frequente, e che senza dubbio utilizzano più spesso e volentieri: secondo un’indagine Doxa, nel 2006 addirittura 26 milioni di persone hanno messo mano almeno una volta al cellulare per donare 1 o 2 euro. Una vera manna per le associazioni, che hanno subito sposato l’idea, facile e veloce, traendone notevoli vantaggi. Le cifre sono lì a dirlo: sempre nel 2006 Tim, Vodafone, Wind e Tre, insieme a Telecom Italia, hanno trasferito ben 42 milioni di euro a 68 progetti solidali (nel primo semestre 2007 si registra però una flessione: “solo” 10 milioni).
Ma come funziona in pratica questo meccanismo tanto amato? Semplice: tra l’associazione e l’operatore viene siglato un contratto, detto «di mandato speciale con rappresentanza», con cui l’operatore telefonico diventa «mandatario» dell’associazione per la raccolta di fondi tra i propri clienti; tutto ciò si svolge a titolo gratuito per l’associazione, che da parte sua si impegna a promuovere l’iniziativa di solidarietà a livello nazionale tramite «i maggiori media».
Se, tenendo presente questi limiti, si va a controllare una raccolta a caso tra le più importanti in Italia, quella di Airc, sorgono le prime domande. In occasione della Giornata per la ricerca sul cancro 2006 (tre giorni di eventi televisivi più un mese di tempo per inviare gli sms) a Vita risulta che Vodafone accreditò ad Airc l’1,5% in più (addirittura) rispetto al numero di sms inviati dai propri clienti, mentre Wind e 3 rispettarono sostanzialmente la proporzione: 100 sms da 1 euro, 100 euro devoluti. Veniamo a Tim: qui lo scarto tra numero di messaggi e somme accreditate è notevole (oltre il 13% in meno); stessa storia per le donazioni da telefono fisso Telecom Italia, oltre l’8% in meno rispetto al numero dichiarato di donazioni. Alla ong Cesvi nel 2006 andò peggio: -27,9% tra sms inviati e somme ricevute con Tim, -8,5% da telefono fisso, nessun rendiconto sul numero di sms dei clienti Wind e 3, addirittura +4,3% da Vodafone.
Come si spiegano percentuali così diverse? Quanto pesano davvero i clienti business? Secondo stime attendibili, in Italia sarebbero oltre il 10% del totale: perché Wind e 3 accreditano alla fine cifre pressoché prive di scarto ad Airc? Eppure 3 dichiara una quota «fisiologica» di sms non validi del 3%. E i messaggi inviati da chi non ha credito, sono compresi o no nel conteggio del numero totale di messaggi? Nel contratto non sono previsti obblighi di rendicontazione, la maggior parte delle associazioni non chiede delucidazioni, ogni operatore sceglie di comportarsi diversamente, a soffrirne è la cosiddetta accountability dell’intero sistema.
Insomma, per le associazioni gli sms solidali si sono rivelate una benedizione. Hanno mandato (quasi) in soffitta le code alla posta per compilare i bollettini, i costosi bonifici bancari e perfino le carte di credito, raggiungendo un pubblico di donatori giovane e tutto da fidelizzare. Non vale la pena sforzarsi per renderlo ancora migliore?
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