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Quel grido della mamma di Desirée

L'editoriale di Giuseppe Frangi sulle problematiche al disagio giovanile.

di Giuseppe Frangi

«Fate qualcosa per questi giovani!». Il grido della madre di Desirée risuonato fuori dalle mura della villetta di Leno, dove stava trincerata nel suo dolore, è un grido che è impossibile non ascoltare. «Fate qualcosa». Man mano che i particolari di quella vicenda affioravano, si restava stupiti dal cammino assolutamente contiguo di normalità e azioni mostruose. Autori e complici hanno vissuto una settimana ?normale?, nelle famiglie nessuno aveva colto segni strani, con gli amici avevano continuato come sempre. Eppure qualcosa di mostruoso aveva segnato le loro vite di adolescenti come tanti. Ma se l?orrore attecchisce con tanta facilità nella normalità, se addirittura ci convive, ci deve essere qualcosa che sfugge alla nostra capacità di capire e di spiegare. Qualcosa che non è stato fatto, non è stato detto, non è stato dato a una generazione intera. Il grido della madre di Desirée, è un grido che esce da quella casa e arriva dappertutto. Nessuno può sentirsene estraneo. Anzi, chi se ne reputa al riparo dovrebbe quasi essere chiamato in concorso di colpa.
Innanzitutto, prestiamo attenzione al contenuto logico di quel grido. L?implorazione è a ?fare?. Non a dire, non a spiegare, non ad analizzare, ma a ?fare?. C?è chi ?fa? qualcosa per i giovani in questa Italia. Lo abbiamo visto domenica scorsa, con i 50mila che in silenzio e ubbidendo come a un tam tam si sono ritrovati nella grande casa di Ernesto Olivero, a Torino. O quegli altri che invece hanno risposto alla chiamata di don Mazzi e hanno festeggiato con lui, come ogni anno, la grande realtà di Exodus. Anche don Mazzi, nel titolo delle sue giornate veronesi, ha usato il verbo ?fare?. «Non facciamo economia»: che è un invito a smettere di essere avari nei confronti dei giovani, avari di speranza, di fiducia, di responsabilità.
Seguiamo chi fa, aiutiamolo a fare di più, impariamo a fare anche noi. I giovani hanno bisogno di adulti che non stiano con le mani in mano, ma che abbiano l?energia morale di aprire loro una strada.
Ha detto Giuliano Pisapia, ricordando i suoi anni da allievo di don Giussani (a proposito, questo grande padre di tanti giovani compie 80 anni: auguri!), che allora venne colpito da una risposta del sacerdote. Alla domanda se lui, cattolico, avesse approvato un genitore comunista che educava il figlio secondo i dettami del proprio credo, Giussani rispose di sì. I giovani hanno bisogno soprattutto di adulti che non si nascondano.

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