Cultura

Quel giorno in Vaticano parlando di Turchia

Intervista a Mustapha Chérif, l'intelletuale algerino ricevuto dal Papa prima del viaggio

di Joshua Massarenti

Tutti sorpresi, tranne lui. Mustapha Chérif aveva intuito prima degli altri che il viaggio pastorale di Benedetto XVI in terre turche sarebbe stato un successo. «Anzi, un trionfo annunciato», scandisce con tono quasi istituzionale il filosofo algerino, protagonista l?11 novembre scorso di una visita privata al Papa.

«A Roma», ricorda uno Chérif conscio del rarissimo privilegio concesso ad un intellettuale musulmano, «ho incontrato un uomo dotato di un?attenzione eccezionale, una benevolenza rara e un desiderio fortissimo di favorire il dialogo e la comprensione reciproca. Credo che durante questo incontro, Benedetto XVI abbia preso davvero coscienza della legittimazione delle proteste pacifiche scattate in seguito al suo discorso di Ratisbona. Ricordo la sua convinzione di voler affrontare insieme le sfide che accomunano cristiani e musulmani. Ora, questa convinzione si iscrive nei principi del Concilio Vaticano II, che poi è la chiave del suo viaggio trionfale in Turchia. Oggi, dico con fierezza che avevo ragione di aver fiducia in Benedetto XVI e di aver voluto dialogare con lui».

Vita:Professor Chérif, il viaggio pastorale di Benedetto XVI in Turchia è stato salutato in Occidente come un successo. Perché condividere questo giudizio?
Mustapha Chérif:Per due motivi: gli oppositori del Santo Padre non sono riusciti a mobilitare la massa, e poi perché il Papa è stato protagonista di gesti e parole che tutto il mondo musulmano aspettava. Il tutto è stato coronato da questa sua preghiera-meditazione nella Moschea Blu le cui ripercussioni, almeno da un punto di vista simbolico, sono state enormi nel mondo musulmano.

Vita: In che modo quindi il viaggio pastorale del Papa è stato percepito fra i musulmani?
Chérif: Per limitarci alle più importanti istituzioni religiose, il giudizio è unanime: Benedetto XVI ha saputo trovare le parole e i gesti giusti per cancellare l?incidente di Ratisbona. Penso ad esempio quando ha ricordato che i problemi del mondo sono innanzitutto problemi di giustizia e che non c?è pace senza giustizia. Sono dichiarazioni molto importanti per un musulmano perché coincidono con le sue rivendicazioni. In seconda battuta, nessuno è rimasto indifferente alle sue allusioni ai problemi del Medio Oriente, un tema molto sentito tra i musulmani e fonte di tante frustrazioni.

Vita: La mobilitazione contro Benedetto XVI si è rivelata un flop. Ne è rimasto sorpreso?
Chérif: No. È l?ennesima prova che la stragrande maggioranza dei musulmani ricusa l?estremismo e i piromani. Purtroppo, si tratta di una maggioranza silenziosa a cui i media internazionali non danno la parola.

Vita: Molti esperti hanno accusato i media occidentali e arabo-musulmani di aver frainteso le parole del Papa a Rati- sbona. Alla luce del successo ottenuto da Benedetto XVI in Turchia, possiamo davvero attribuirgli colpe sul discorso che ha tenuto in Germania?
Chérif: Il discorso in sé è stato un errore dovuto al disconoscimento del mondo musulmano. Da cui l?importanza della mia visita in Vaticano alla vigilia della sua partenza per Ankara. È stata un?occasione per fare chiarezza.

Vita: Questo viaggio pastorale apre un nuovo capitolo nei rapporti tra musulmani e cristiani?
Chérif: Spero e credo di sì. E se così sarà, allora dovremo riconoscere il ruolo fondamentale di questo Papa nell?opporsi allo scontro fra civiltà. Al pari di Paolo VI, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, papa Benedetto XVI si iscrive nella storia dei rapporto cristiano-musulmani come un precursore del dialogo e della fratellanza. Oggi posso affermare che ha capovolto la sua immagine tra i musulmani appianando il caos che regna nelle relazioni internazionali.

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