Formazione

Quel gap tra prove Invalsi e maturi con lode

Il ministero dell'Istruzione ha pubblicato i dati relativi all'esame di stato, con una percentuale di promossi pari al 99,9% degli ammessi sia al termine del primo ciclo sia al termine del secondo ciclo: il dibattito si è infiammato. Con il corollario di un "ribaltamento" della situazione, in alcune regioni, fra dati Invalsi e i diplomati con lode. Ne abbiamo parlato con Roberto Ricci, presidente di Invalsi

di Sara De Carli

«In Calabria, si è ripetuto il miracolo: le stesse classi dove 6 studenti su 10 erano sotto il livello base in italiano, ultime nei testi Invalsi, sono risultate prime nell’assegnazione dei 10 e lode: uno su 15. In Lombardia uno su 66»: così ieri uno sferzante Sebastiano Messina nel suo “Cucù”. Per tutto il weekend la questione ha tenuto banco sui social. Secondo i dati del Ministero, al termine del secondo ciclo, la regione che registra il più alto numero di diplomati con lode – in termini percentuali – è la Calabria (6,6%), seguita da Puglia (6,3%), Umbria (5%) e Sicilia (4,8%). Ultima è la Lombardia, dove hanno preso la lode solo 1,5 studenti su cento, mentre la media nazionale dice che ha meritato il 100 e lode il 3,4% degli studenti. Una fotografia ben diversa da quella che aveva restituito Invalsi a inizio luglio. Come leggere questi dati? Lo abbiamo chiesto a Roberto Ricci, presidente di Invalsi.

Cominciamo dal gap che si evince in alcuni territori tra gli esiti nelle prove Invalsi, presentati a inizio luglio, e quelli della maturità. È una contraddizione?

Un po’ sì, ed è inutile girarci attorno. Ma è più effetto di un mancato rapporto d’amore tra la valutazione di scuola e la valutazione standardizzata. Cosa intendo dire con mancato rapporto d’amore? Come in tutti i rapporti di coppia, i due soggetti che compongono la coppia sono portatori di differenze, se queste si aiutano fanno qualcosa di più, se invece queste vanno ognuna per conto suo, la coppia finisce male. In queto caso, la coppia purtroppo non sta andando benissimo. La valutazione di scuola osserva anche tanti altri aspetti del ragazzo, che non la valutazione standardizzata non osserva, per questo io non mi scandalizzo che ci siano delle differenze, ma deve esistere – soprattutto alla maturità – una certa relazione tra le due cose. Benvenga una valutazione squisitamente di scuola, calata sullo studente, però questa non può prescindere da uno sguardo più ampio.

Mentre la polemica sulla percentuale di promossi all’esame che sfiora il 100%?

Questa invece l’ho trovata del tutto fuori luogo, perché vuol dire sottovalutare una tragedia del nostro sistema. Mi spiego con un esempio: ci fosse mai qualcuno che si scandalizza perché agli esami di laurea i promossi sono il 100%. In tanti anni non ho mai letto un rigo. Non c’è scandalo, perché chi arriva all’esame di laurea, il suo percorso lo ha fatto. È uguale per la maturità: per dieci studenti che si iscrivono in prima, purtroppo non ne arrivano più di 8 o a volte 7 e mezzo alla maturità. Non dimentichiamo, inoltre, che l’esame di maturità è preceduto da una ammissione: gli insegnanti sono dei professionisti, se uno studente viene ammesso all’esame vuol dire che ha ottime possibilità di superarlo…. È quasi ovvio per chi è arrivato fin qui. Anzi, questa polemica del 98,5% di promossi… la leggo in questo modo: nonostante quel 20% che abbiamo perso, un'altra percentuale di ragazzi la perdiamo in sede di esame finale. Quindi il percorso è estremamente selettivo. Lo stesso ragionamento vale per il primo ciclo. Su questo, purtroppo, una strigliatina i giornalisti se la meriterebbero.

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