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Quel che resterà della Terra
«The age of stupid», film shock sui cambiamenti climatici
Anno 2055. Un pianeta desolato. Un uomo solo che rimpiange le scelte sbagliate del 2009. Così la regista Franny Armstrong dà il suo contributo alla sfida di Copenhagen Il dubbio Franny Armstrong ce l’ha da anni. Da quando ha scritto la sua tesi di laurea (in zoologia) sotto forma di domanda: La specie umana è suicida? Un modo diretto per porre una questione cruciale: siamo sicuri che il pianeta reggerà?
A distanza di un po’, la 36enne regista londinese il suo interrogativo sui cambiamenti climatici e il crescente inquinamento l’ha concretizzato in un film che sta facendo molto rumore: The age of Stupid (sarà proiettato a Educa 2009 il 26 settembre, dopo una tavola rotonda cui parteciperà anche lei, in collegamento video).
Una pellicola che unisce riprese dal vero e animazione ed è ambientata nel mondo desolato del 2055. Da quei dirupi solitari un uomo (Pete Postlethwaite) ripercorre, attraverso immagini di repertorio, la sconfitta del genere umano tornando al passato, il 2009 appunto. Anno in cui ancora ci si poteva opporre alla devastante follia che non pensa al poi. «La nostra risposta al mutamento climatico», spiega la cineasta, «definirà la nostra generazione, come eventi passati epocali, quali la fine dell’apartheid, della schiavitù o lo sbarco sulla Luna hanno definito le generazioni precedenti. Al momento, stiamo vivendo nell’era della stupidità, ma siamo ancora in tempo per cambiare le cose».
Una pasionaria, non c’è dubbio. Ma delle cause non perse. Lo sanno bene quelli della McDonald’s. Per otto anni hanno tentato di bloccare il suo McLibel (1997) che racconta la vera storia di un processo contro la multinazionale intentato e vinto da una giardiniera e un ex postino. Alla fine però l’ha spuntata Franny: il film, cui ha collaborato un maestro del cinema impegnato come Ken Loach, è stato trasmesso sulla Bbc. L’impresa dell’hamburger non ha gradito, ma tant’è. Capita che Davide sconfigga Golia.
Un obiettivo che la Armstrong si propone di raggiungere anche con The Age che esce qualche settimana prima delle Conferenza sul clima, prevista a Copenhagen in dicembre. La prima è stata fatta a metà settembre in contemporanea in 40 paesi. Una proiezione del resto molto ecologica: grazie al digitale, è stata realizzata a emissione zero. Un’attenzione in più per una pellicola che oltretutto è frutto di una raccolta fondi dal basso: il budget necessario, appena 450mila sterline, è stato raccolto vendendo azioni a 250 investitori e ai 205 membri della produzione; fra i sostenitori il WWF e Greenpeace.
Le ultime due iniziative della vulcanica Franny (che giura: «mai più film», ma staremo a vedere?) sono due campagne di sensibilizzazione internazionale. La prima, «Not Stupid», richiama il titolo e gli scopi del film (tramite un sito www.notstupid.org vuole informare il pubblico sui cambiamenti climatici).
La seconda è «10:10» e si propone di convincere un milione di persone a ridurre le proprie emissioni di carbonio del 10% nel 2010 (www.1010uk.org). Fra le adesioni già pervenute, quelle dei ministri inglesi. «In due soli giorni», commenta Franny, «abbiamo ottenuto così tante firme e persino l’endorsement di Gordon Brown. Ma per ogni firma che abbiamo, ce ne vogliono almeno altre dieci». L’obiettivo è rafforzare l’appuntamento di Copenhagen giacché «il problema di queste conferenze è che tutti danno la colpa agli altri e nessuno si vuole impegnare per primo. Ma se questa campagna funziona, allora potrebbe davvero cambiare le carte in tavola». Capito, gente?
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