Famiglia
Quel che le badanti pensano di noi
Mille collaboratrici familiari hanno risposto alle domande dei ricercatori dellIref. Ne viene fuori un Paese che non ha grande attenzione per gli anziani.
Forse è il caso che badiamo di più alle badanti. La recente ricerca dell?Iref non lascia spazio ai dubbi. Le risposte di circa mille collaboratrici familiari alle domande dei ricercatori dell?Iref sono educate ma chiare: noi italiani non siamo un granché in famiglia, né nei confronti dei bambini né degli anziani. Immagino che le risposte siano spesso diplomatiche, per la paura di offendere o comunque per quella istintiva e giusta diffidenza che possono avere stranieri che vivono in un Paese competitivo e cinico come il nostro. I bambini non sono educati, tendono a comandare piuttosto che a obbedire, sono dei piccoli prìncipi nel loro ambiente più sicuro, la casa. E gli anziani sono lasciati molto spesso in tutto e per tutto nelle mani di estranei, come appunto sono le badanti. Eppure nonostante questo si creano rapporti positivi e intimi, specie con gli anziani, che hanno bisogno non solo di compagnia ma di assistenza durante i pasti e nelle funzioni più delicate della vita quotidiana. Ho l?impressione che stiamo dando per scontata e logica questa presenza di donne e uomini che vengono da noi in cerca di un lavoro dignitoso e che spesso si devono convertire a svolgere una mansione che nella nostra società nessuno vuole più adempiere, quella della cura, della prossimità, dell?ascolto e dell?aiuto. Le cronache ci regalano a volte storie di truffe, di raggiri, di persone sole che si affidano senza difese a badanti senza scrupoli. Ma la massa, la grande maggioranza di badanti oggi in Italia, rappresenta un vero sostegno alla famiglia che scricchiola, che non ce la fa a reggere i ritmi del lavoro. È importante avere più ascolto per chi trascorre accanto ai nostri cari tante ore, e spesso rappresenta per loro l?unica vera compagnia, l?unico conforto. Mi piacerebbe vivere in un Paese con un pizzico di umanità in più.
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