Formazione

Quel cefalo sembra un barracuda

Paragoni spregiudicati: Luttazzi e Celentano

di Redazione

Niente di nuovo sotto il sole: su Celentano e sui suoi milioni di caz..ate una sola cosa non è stata ancora scritta, pur essendo sotto gli occhi di tutti, il che – come si sa – non vuol dire che qualcuno la veda. Sulla pagina degli spettacoli del Corriere del 27 aprile solo Emilio Fede (caso o necessità?) ha provato ad accostare il «clamore ricercato dalla Rai» intorno all’Adriano nazionale con quello sollevato nella Rai intorno a «Luttazzi che mangia merda in tv». Peraltro la stessa materia vi è citata a proposito della leggenda secondo cui Angelo Roncalli, allora nunzio apostolico a Parigi, «avendo sentito un operaio bestemmiare» si sarebbe chinato su di lui, proponendogli: «Non potrebbe dire merde come tutti gli altri?». Non l’avesse mai detto, il sant’uomo! Che la Rai l’abbia preso sul serio? Infatti, eccola mostrarsi realmente à la page, con il suo moralismo bifronte, buono – si fa per dire – per ogni palato. Ah, la democrazia! Senza capire questo, non si capisce qual è il pomo della falsa discordia: Celentano e Luttazzi in questa stagione televisiva sono stati i selezionatissimi emblemi delle due opposte versioni del moralismo. Come già tanti anni fa le canzonette non erano solo canzonette, qui l’intrattenimento non è solo intrattenimento, e quello cui abbiamo assistito, con disgusto e noia in Satyricon, con noia e imbarazzo davanti al Molleggiato, va rubricato per intero nell’Annuario dell’università di Massa, al capitolo legge morale kantiana o Super-io freudiano, nelle due versioni dell’imperativo, inibitorio in un caso e istigatorio nell’altro. Si salvi chi può, se lo può. Veniamo ai verbi modali. Per il Celentano-pensiero è una lista di non si può: mangiare cibi transgenici, promuovere l’eutanasia, abbassare il livello della sacralità della vita, andare con le prostitute, etc. Altro che pioniere! Il predicatore di azzurra memoria sembra dire: «sempre caro mi fu quest’oratorio». E fin qui… Ma anche il Luttazzi-pensiero non scherza: per lui invece si deve: trasgredire a ogni costo, annusare le mutandine della ragazza in fiore, esibire l’atto di mangiare merda, prenderlo nel c..o, flirtare con le prostitute. Tranquilli, è già tutto andato in onda. Unicuique suum: i due spettacoli – si fa per dire – si corrispondono punto per punto: dalla scelta dei ritmi e dello studio (il primo quasi minimalista contro il secondo un po’ surreale), a quella del pubblico (disinibiti navigatori della rete contro nostalgici incarcerati), dalla partecipazione delle signore (mannequines contro premaman) fino al regno animale, invitato a prendere posto nel nuovo ordinato bipolarismo: il barracuda è con Luttazzi, il cefalo con Celentano. Insomma, il primo istigat laddove il secondo castigat i nostri poveri mores. Ma si ride poco, sia con i cinici che sanno ormai tutto, sia con gli ignoranti che non vogliono saperne, e infatti escono di rado. Il Signor G. ha visto giusto nel suo bellissimo brano Destra e sinistra, ma gli suggeriamo di non trascurare questa trasversalità, ovvero la psicopatologia in tutto il suo ventaglio, dalla tradizionalissima nevrosi di vecchia maniera alle riedizioni della perversione, che quanto a travestitismi la sa lunga. Insomma, la Rai ha allestito due diversi palco-oscenici per i due opposti moralismi vigenti. Appunto: nihil sub sole novi.


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