Formazione

Quel cardinale che i ragazzi chiamavano don Ago

Nel 90° anniversario della nascita del cardinale che per trent’anni ha guidato la politica vaticana, un libro racconta il rapporto tra don Agostino e i detenuti (di Gian Maria Comolli).

di Redazione

Era un principe della Chiesa, oltre che uno dei maggiori diplomatici della seconda metà del XX secolo per l?ostpolitik condotta verso i Paesi dell?Est europeo. Il 24 novembre ricorre il 90° anniversario della nascita del cardinale Agostino Casaroli, ministro degli Esteri (1963-1979) e Primo ministro (1979-1990) della Santa Sede. Il cardinale Casaroli s?impegnò nei difficili colloqui e negoziati con i regimi dell?Est, per ottenere le libertà civili e religiose nei Paesi comunisti. Fu protagonista convinto e infaticabile nelle varie conferenze europee: da quella di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (1975) a quella di Parigi (1990) firmando, unico tra i superstiti di Helsinki, la Carta di Parigi per una nuova Europa. Accompagnò Giovanni Paolo II in 42 viaggi visitando 90 Paesi, riallacciò le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti (1984), firmò la revisione del Concordato tra Santa Sede e Repubblica italiana (1984), operò per la pace tra Cile e Argentina dopo la guerra delle Falklands (1984). Personalmente, ho avuto il privilegio di incontrare il cardinale e di conversare con lui varie volte, tra il 1978 e il 1997, nei brevi periodi di riposo che durante l?estate trascorreva in Val Taro, scoprendo in Casaroli una persona estremamente semplice e disponibile, diretta e affabile, con una grande cordialità e umanità e la battuta sempre pronta. Nelle conversazioni mi raccontò un lato nascosto della sua attività, il volontariato che svolgeva con i giovani, quelli più ?problematici? che si trovavano in carcere o stavano reinserendosi nella società. Infatti, ogni settimana, si recava al carcere minorile di Casal Del Marmo; si sedeva con loro, li ascoltava, aveva una parola o un gesto di gentilezza per tutti. Un volontariato iniziato nel 1943 nel carcere di Rebibbia di Roma con i ragazzi in attesa di una sentenza definitiva, proseguito allestendo sul Gianicolo una casa-famiglia per giovani lavoratori che non avevano parenti a Roma, nella quale, nei primi decenni di servizio alla Santa Sede, si recava ogni giorno verso sera, continuato a Casal del Marmo aprendo una casa-alloggio per i dimessi dal carcere: la Casa padre Agostino. A chi gli domandava il motivo di queste sue scelte e quali fossero i frutti di queste sue esperienze, Casaroli rispondeva con entusiasmo, e nelle sue parole trasparivano sia la riconoscenza che un insegnamento. «Certamente mi han dato la possibilità di mantenermi più giovane psicologicamente e spiritualmente perché, frequentando i giovani, ci si accorge meno del passare del tempo. Inoltre, trascorrendo delle ore con i giovani, parlando con loro dei problemi che li riguardavano, sentendo da loro come vedono la società in cui vivono e il mondo, si prende meglio contatto con la realtà vissuta. Il lavoro diplomatico e d?ufficio esige impegno, studio, ma può allontanare dalla vita. Questo contatto con la realtà vera e il bisogno, la sofferenza, la realtà della lotta per la vita è ricco di insegnamenti». Casaroli, che seguì i suoi giovani fino a dieci giorni prima della morte, confidò una volta: «Io non ho mai rimproverato un giovane; non dico che gli educatori non debbano farlo, ma tanti di questi giovani hanno trovato sempre rimproveri. è giusto che incontrino qualcuno che li accoglie così come sono». Per questo, alle sue esequie in san Pietro il 12 giugno 1998, presiedute da Giovanni Paolo II, accanto a molti politici mondiali, particolarmente commosso era un gruppo di detenuti del carcere minorile di Casal del Marmo, venuti a salutare ?don Ago? .

Gian Maria Comolli


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA