« C aro amico, come stai?». Così mi accoglieva Carlo Caracciolo nel suo ufficio, la mattina prestissimo per un caffè, quando la sede del Gruppo L’Espresso era ancora quasi deserta, o quando lo chiamavo al telefono. Sempre gentile e cordiale nonostante la sua salute. Ci legavano due viaggi importanti fatti insieme, in Kosovo e in Serbia, per mostrargli che i soldi stanziati dal Gruppo L’Espresso per il Cesvi, di cui ero presidente, erano stati ben impiegati. In particolare, il viaggio in Kosovo, nel settembre del 1999, fu una vera avventura: 12 ore d’auto per fare i 70 chilometri tra l’aeroporto e Pristina, nessuna possibilità di rifocillarsi sino a Broliq, il villaggio di contadini che i volontari Cesvi stavano ricostruendo con i fondi stanziati dal Gruppo L’Espresso. Fu una vera sorpresa assistere alla semplicità con cui il presidente del più importante gruppo editoriale italiano si avvicinava ai contadini. Alcuni tra loro insistettero per portarci in una stalla dove era in preparazione una specie di yogurt con il latte cagliato. Carlo Caracciolo mi strizzò l’occhio, capendo al volo tutte le mie ansie igienico-sanitarie, e mi invitò ad entrare con lui chiedendo immediatamente di poter assaggiare il latte cagliato. Gliene offrirono un bicchiere e subito scattò un meccanismo di emulazione per tutta la delegazione (Gigi Melega e Paolo Garimberti per l’Espresso, Giangi Milesi ed io per Cesvi). Fece addirittura il bis. La sera, ospiti del presidente Rugova, fu semplice e naturale tanto quanto lo fu con gli allevatori di Broliq. Da allora, forse anche grazie a quella tazza di latte cagliato condivisa, non interrompemmo mai i rapporti che divennero ancora più intensi con il mio ingresso, nel 2002, nel Gruppo Vita. Non discutevamo più solo di cooperazione internazionale ma anche di editoria. Quando gli proposi, con qualche titubanza, di far parte del folto e variegato gruppo di soci di Vita, non ebbe tentennamenti. Intuì subito la potenzialità innovatrice, anche per l’editoria, del volontariato e del terzo settore nella società italiana. L’ultima volta che ci incontrammo fu pieno di domande, voleva sapere delle interazioni tra magazine e sito internet. Erano tante le cose che volevamo approfondire con lui, ma il tempo non ci ha dato questa opportunità.
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