Quel bene di lusso chiamato cultura

di Elisa Furnari

Sud, dal 2000 al 2013 spese per la cultura giù del 30%, questo é il dato che emerge dalla nota di ricerca “Le spese per la cultura nel Mezzogiorno d’Italia” redatta dal Consigliere Swimez Federico Pina e da Alessandra Tancredi dell’Agenzia per la Coesione Territoriale.
Per farla breve ad essere state tagliate sono le spese relative alla valorizzazione di musei, biblioteche, cinema, teatri ma anche piscine, stadi fino alla gestione dei giardini (e tutto questo ha certamente delle conseguenze!).

   Mi sembra chiaro che la “cultura” in periodo di spending review é trattata al sud come un bene di lusso…Orrore!!! (Mi dico da sola…). In primo luogo perché quelle che banalmente definiamo spese per la cultura attengono ai Livelli Essenziali delle Prestazioni che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale e in seconda battuta perché con la cultura si mangia (espressione non originale ma direi efficace) e soprattutto si cresce.

E’ ampiamente dimostrato come le grandi riconversioni produttive e i più veloci cambi di passo siano successivi e conseguenti a massicci investimenti dello Stato (e non solo) in cultura, formazione e ricerca. Non a caso Martha C. Nussbaum afferma che “Solo i paesi che hanno continuato a investire in cultura sono riusciti a fronteggiare in qualche modo la crisi, guardando al futuro”; il pensiero corre alla “lontanissima” Merkel che ha tagliato la spesa pubblica tedesca di 80 miliardi in 3 anni ma allo stesso tempo ha aumentato gli investimenti in cultura, ricerca e formazione.

Direi che il sud prende questa ennesima batosta. Mettendo in fila un po’ di numeri contenuti nella ricerca scopriamo che a fronte di una spesa pari a 100 nel Meridione si spende il 69% a fronte del 105% nel nord e del 141% al centro. Aggiungiamo a questi dati il fatto che la Sicilia possiede il 24% del patrimonio culturale di tutto il paese…attira meno del 10% di coloro o quali visitano l’Italia e presenta percentuali preoccupanti di disoccupati e poveri!

A fronte di una proporzionalità diretta tra “investimenti in cultura e benessere” e davanti a un palese disinvestimento pubblico in questo campo, mi piace invece pensare a un investimento forte dei corpi intermedi. Ecco palesarsi – per i gruppi sociali organizzati – un cammino di “riappropriazione” del nostro patrimonio culturale in un’ottica di crescita complessiva, sviluppo culturale, valorizzazione dei beni comuni per il bene comune…e non solo. 

Bello, anzi bellissimo, il progetto del “Museo della fiducia e del dialogo per il Mediterraneo” di Lampedusa annunciato in anteprima a Vita.it, leggete l’articolo se non lo aveste ancora fatto http://www.vita.it/it/article/2016/03/10/lampedusa-unisola-di-capolavori/138606/ e se vi potete visitatelo, resterà aperto fino ad ottobre e comunque dopo l’anniversario della tremenda strage che ha consegnato al mare quasi 400 vite.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.