Formazione

Quel 747 carico di aiuti da Seul

Si è trattato di una prima storica: per soccorrere i feriti dall’esplosione del treno, Pyongyang ha accettato le offerte della Corea del Sud (di Piergiorgio Pescali).

di Redazione

All?inizio le autorità hanno negato tutto, come d?abitudine. Poi, il giorno dopo la catastrofe ferroviaria, a Pyongyang hanno convocato rappresentanti delle Nazioni Unite e delle ambasciate, hanno confermato l?accaduto, hanno spiegato la dinamica e hanno invitato le organizzazioni non governative straniere a fare una visita sul posto. “Le autorità nordcoreane generalmente quando c?è un incidente tendono a coprirlo completamente, a non renderlo pubblico. Invece questa volta hanno invitato tutte le agenzie umanitarie a visitare il posto perché hanno chiesto ufficialmente aiuti. C?è bisogno di medicine, di cibo, di tende”, spiega The Korea Herald, quotidiano in lingua inglese di Seul. L?esplosione del treno il 22 aprile, che all?inizio era sembrata di dimensione catastrofiche, ha causato 161 morti e 1.300 feriti proprio sulla linea ferroviaria che appena otto ore prima era stata percorsa dal leader Kim Jong II di ritorno da una importante missione in Cina. Ma la catastrofe è stata anche l?occasione per un disgelo storico con la Corea del Sud, che si era offerta di fornire soccorsi ai feriti. Così il 30 aprile uno storico volo Seul-Pyongyang ha portato 70 tonnellate di aiuti in kit di primo soccorso e coperte. Anche camion della Croce Rossa di Seul avevano avuto il permesso di attraversare la zona smilitarizzata. Non solo: colpiti dalle immagini dei bambini feriti, i sudcoreani hanno organizzato una grande raccolta fondi stile Telethon, mentre il governo ha stanziato 26 milioni di dollari. La sciagura di Ryongchon, inutile negarlo, ha riavvicinato Pyongyang a Seul, al punto che il 4 maggio le due Coree hanno avviato colloqui politici a livello ministeriale su una serie di progetti di cooperazione economica. Che sia iniziata un new deal tra due Paesi da sempre ai ferri corti? è continuato, invece, il gelo con gli Stati Uniti che, tramite l?ambasciatore nordcoreano all?Onu (i due Paesi non hanno rapporti diplomatici), avevano offerto la disponibilità a fornire aiuti per il disastro: Pyongyang ha risposto “No, thanks”.

Piergiorgio Pescali


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