Non profit
Quei volontari dallottimo rendimento
Si chiama "Employee volunteering". Premia chi fa volontariato con un contributo allassociazione presso cui il dipendente presta opera.
Cominciare con il piede giusto non era facile. Mettere in piedi dal nulla una struttura che, per via del ?nome? del fondatore e della cospicua dotazione patrimoniale da questi subito messa a disposizione, avrebbe avuto sempre accesi addosso i riflettori di media e opinione pubblica, si presentava lo scorso anno un?impresa piuttosto ardua. E invece? Invece è andata bene. La fondazione Unidea, promossa da Unicredit e fortemente voluta dal suo amministratore delegato Alessandro Profumo, che ha deciso di destinare ogni anno all?ente almeno 10 milioni di euro, spegne la sua prima candelina con all?attivo risultati di tutto riguardo: progetti di intervento socio-sanitario in Marocco e Burkina Faso; progetti di formazione tecnico-professionale, di microcredito, di sviluppo di attività autonome per giovani donne in Polonia, Bulgaria, Slovacchia, Romania; iniziative per combattere il disagio giovanile a Milano.
E poi ancora, sostegno a progetti di solidarietà di numerose organizzazioni non profit in Etiopia, Congo, Ghana, Costa d?Avorio, Croazia, Romania, Bulgaria, Italia. E, dulcis in fundo, lancio con successo inaspettato, del programma Gift Matching, uno strumento che la fondazione ha deciso di introdurre per incentivare la cultura della donazione tra i dipendenti.
In sostanza, la fondazione integra con una erogazione di pari importo le donazioni effettuate da un dipendente o da un gruppo di dipendenti della banca per un progetto di solidarietà realizzato da enti che operino in accordo con le finalità sociali e umanitarie perseguite dalla fondazione.
Partita il primo ottobre 2003 e conclusasi il 30 novembre, la prima edizione del Gift Matching ha visto la partecipazione di circa 4.500 dipendenti, per una richiesta totale di più di 500mila euro. E, visto il grande consenso riscosso dall?iniziativa, Unidea ha deciso di raddoppiare: di dar vita, cioè, non solo a una seconda edizione di Gift Matching, ma anche al programma Employee Volunteering, un progetto con il quale la fondazione si impegna ad elargire un contributo finanziario agli enti non profit presso cui il dipendente svolge attività di volontariato fuori dall?orario di lavoro per un ammontare pari a 39 euro all?ora (il numero di ore prestate non può essere inferiore a 50 né superiore a 100 ore, per un arco di tempo che va dal primo gennaio al 30 ottobre 2004).
«Ci è sembrato opportuno», esordisce Francesca Gori, segretario generale della fondazione Unidea, principale artefice dei buoni risultati conseguiti dall?ente, «consolidare un successo che naturalmente non può essere valutato solo in termini finanziari. Incentivare, infatti, i dipendenti a fare volontariato significa contribuire a suscitare in essi un?attenzione sempre più convinta ai temi del sociale. Unicredit è una banca che già può contare su un numero elevato di dipendenti che fanno volontariato. Con il programma Employee Volunteering noi intendiamo favorire l?emersione di questo straordinario ?sommerso?, un patrimonio relazionale ancor più importante in quei Paesi dell?Est dove ormai il gruppo conta quasi 30mila addetti e dove la società civile non di rado si fa carico di problemi che, diversamente, con difficoltà riuscirebbero ad essere risolti».
Insomma, si ritiene soddisfatta di questo primo anno di attività alla guida di Unidea?
«è stato un anno di grandi fermenti», risponde la Gori, «bisognava mettere in moto una macchina piuttosto grossa, definire una direzione di marcia e partire. In corso d?opera, poi, abbiamo ritenuto opportuno apportare alcune variazioni di percorso. Per esempio, all?inizio pensavamo di essere totalmente grant, cioé una fondazione erogatrice. Oggi, invece, abbiamo deciso di essere prevalentemente acting, i progetti siamo intenzionati a volerli realizzare noi direttamente».
«Per questo», continua il segretario generale, «abbiamo affidato a una società di ricerca uno studio che faccia il monitoraggio dei principali fabbisogni sociali italiani e individui quali sono i settori meno finanziati. In tal modo, quando decideremo quale progetto sostenere e realizzare avremo una cognizione di causa ben precisa dei bisogni del Paese, eviteremo duplicazioni e, mi auguro, potremo diventare anche una sorta di esempio virtuoso e ?contagioso? per altre realtà non profit impegnate ad affrontare gli stessi nostri problemi».
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