Welfare

Quei musulmani che ci proteggono dai terroristi

di Redazione

di Fatima Khachi
Musulmani uguale terroristi. Questo è un binomio abbastanza diffuso. Ma chi condivide questo stereotipo si è mai chiesto chi vi o ci protegge dai terroristi? Di chi si avvalgono i reparti speciali delle forze dell’ordine per evitare stragi di attentati? Guarda un po’, sono proprio gli interpreti arabi, di cui la maggior parte sono musulmani! Infatti, dato il mio grande interesse per tutto ciò che riguarda le forze dell’ordine e visto che voglio un giorno di diventare maresciallo (inshallah), ho eseguito un po’ di ricerche in questi ambienti. Tra le informazioni che ho raccolto, sono venuta a sapere che la Guardia di Finanza è dotata dell’unità Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata, meglio conosciuta con l’acronimo Gico, che opera per contrastare i reati di criminalità organizzata, in particolare il riciclaggio di denaro e la lotta al finanziamento al terrorismo internazionale.
Ma non esiste solo il Gico. Infatti gli altri reparti che hanno le stesse funzioni: sono il Ros – Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri) e lo Sco – Servizio centrale operativo della Polizia di Stato. Questi reparti si avvalgono molto spesso della collaborazione di interpreti madrelingua che aiutano così a perseguitare soggetti considerati pericolosi per la sicurezza pubblica permettendo di intervenire in tempo per evitare anche una possibile strage di attentato.
Ho conosciuto una donna tunisina, di nome Aziza, che lavora al Goa, cioè il Gruppo operativo antidroga, che è un settore molto importante all’interno del Gico. Aziza mi ha spiegato che la maggior parte del lavoro degli interpreti è basato sull’ascolto di intercettazioni e traduzione di materiale cartaceo e audiovisivo. Il lavoro d’interprete tra le forze dell’ordine è tanto stimolante quanto pericoloso per la propria incolumità. Ma Aziza si sveglia ogni giorno con lo stesso spirito sempre pieno di vitalità e consapevolezza delle proprie responsabilità per affrontare il proprio lavoro e compiere la propria missione.
Aziza è fiera del proprio compito perché questa sua attività la fa sentire una componente essenziale nella società italiana, che difende rischiando anche la propria vita per assicurare un futuro più sicuro alla sua famiglia, ai suoi amici e conoscenti, ma anche a tutti i cittadini italiani e non.
Ho conosciuto altri interpreti di diverse nazionalità e di diversi background ma tutti animati dallo stesso spirito di partecipazione attiva e difesa dei propri concittadini e per assicurare a se stessi e soprattutto alla propria famiglia una vita più sicura. In un certo senso il lavoro dell’interprete assomiglia a quello del militare, con una sola differenza: il militare è dotato di un’arma per difendersi mentre l’interprete no. Chissà quante storie simili a quella di Aziza sono sparse per tutta Italia! A mio avviso, questo fatto è molto importante perché concretizza molto bene il grado di integrazione a cui sono arrivati gli stranieri nella società italiana. Purtroppo Aziza non ha ancora ottenuto la cittadinanza, anche se lei si ritiene già italiana.
Secondo me queste persone, oltre a meritare di ottenere immediatamente la cittadinanza ed essere riconosciute come cittadini a tutti gli effetti, meritano altresì delle ricompense, così come le ricevono i militari, ma soprattutto una copertura per la loro incolumità, data la pericolosità del lavoro che fanno con riservatezza e professionalità.

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