Non profit
Quei giovani strong di Porta Palazzo
Le storie di alcuni ragazzi incontrati dal progetto dell’Associazione YEPP Italia e di Compagnia di San Paolo con cui dal 2012 puntano a migliorare la qualità della vita dei giovani facendoli diventare membri attivi della propria comunità e promuovendo il lavoro in rete
A partire dal 1846 c’è un’area di Torino che sembra abitata sempre da una stessa tipologia di ragazzi, anche se vengono da luoghi diversi è come se fossero entrati verso il centro di Porta Palazzo da una sorta di forza centripeta che li ha spinti ai margini. Ne sono usciti giovani strong che hanno affrontato vite difficili: senza famiglia o con famiglie disgregate, frammentate, rottamate. Sono venuti alla vita dal verso sbagliato, schiacciati, ma non sono sconfitti: le difficoltà li hanno temprati come metalli sul fuoco e c’è un verso giusto con cui rimettersi in piedi. Si fa fatica a trovarli, raccontano gli operatori di YEPP Porta Palazzo. Trovarli è come mettersi a seminare bambù: una pianta che fa percorsi strani e ci mette cinque anni per creare una solida rete di radici, e se si ha fretta si rischia di smettere di coltivare perché sembra una perdita di tempo, perché gli anni passano, ma non si vede crescere niente. Eppure l’errore non è in ciò che si fa o non si riesce a fare, ma come si guardano le persone. Per gli operatori i ragazzi sono piccoli tesori nascosti che non si conoscono finché non si va a toccarli, finché non si scava, non si va su è giù per le strade, ci si prende pacchi a iosa, appuntamenti a vuoto, sere al freddo e pomeriggi al caldo, si gli operatori che cercano di stanare i ragazzi hanno fiducia, ma non basta, coraggio è ancora poco, il loro compito è la temerarietà, sono folli come pionieri, scavano alla ricerca di “pietre” preziose e alla fine le trovano.
Il frigo halal di Mohammed
Vive nel quartiere popolare di Porta Palazzo a Torino dopo che suo papà è stato licenziato hanno dovuto vendere il frigo così conservano il cibo dalla vicina. C’è solo un problema lei è una supervegana e ha paura delle contaminazioni tra i cibi. Mohammed si è messo al lavoro e ha creato con plexiglass e colla a caldo degli scomparti separati così «la nostra carne halal non entra in contatto con le verdure “halal” di Carla». Un ragazzo dalle mani d’oro. È lui che ripara i citofoni quando i ragazzini gli danno fuoco (perché ci piace il fumo nero), è lui che sostituisce le lampadine dell’androne ed è sempre lui che ripara il lavandino di nonna Felipa. È costantemente in movimento tranne la sera quando gli amici escono e lui per evitare brutte storie sta a casa. «Si vorrei un lavoro, ma per il momento solo lavoretti, ma se hai un frigo da dividere te lo faccio diventare halal».
La linfa di Giulia
«È vero non mi piace andare a scuola. Per me è stato solo un dovere, una cosa da fare e basta». Giulia canta, lo fa sempre di continuo, come le bambine a cui piace fare le ruote, ma per suo padre questa è una perdita di tempo: «non dico che mi ostacola, ma per lui cantare non può essere un lavoro, qualcosa che ti fa andare avanti nella vita, mi ha detto smettila di sognare, è ora che cresci. Per me cantare è linfa vitale, senza, esisto, ma non sono viva».
Il volo di Ousmane
Ousmane guarda il mondo dal bancone di un bar, è fortunato lavora, ma il suo sogno era fare il vigile del fuoco perché sono coraggiosi, salvano la vita rischiando la vita. Ma per lui non c’è stato lo spazio del desiderio perché era necessario «mandare avanti la famiglia». Poi un giorno vicino a casa sua il Comune ha aperto una pista da skatebord e Ousmane ha iniziato a volare, ha imparato a fare pumping, cruising e surfing. Oggi è il leader della rampa di corso Casale con il suo longboard psichedelico tira via dallo spaccio i giovani di barriera, non salva vite dalle fiamme, ma dalla strada.
La bella presenza di Omar
«Mi serve una casa, mia madre lavora come badante e io devo intrufolarmi di notte quando la nonna dorme perché non possiamo permetterci un affitto. Mi sono diplomato al liceo turistico e subito dopo ho iniziato a consegnare curriculum dappertutto, ma nessuna chiamata, neanche per un colloquio. Al contrario diverse volte mi sono sentito rispondere che cercano solo persone di bella presenza. Vado avanti, al mattino agenzie interinali e al pomeriggio negozio per negozio, strada per strada, telefono sempre accesso in attesa di una voce che chiama: “vieni”. Invece silenzio: solo io e la voce (silente). Come un amore monade, che si illude ogni mattina mi dimentico dell'impossibilità di un incontro tra un uglyman e il lavoro e riparto, ma non so fino a quando. Ora lasciami stare voglio interrogare il mondo così vediamo se devo farmi una plastica».
La vitalità di Francisca
Per gli amici Francisca è un’attrice naturale, racconta storie, imita la voce degli amici, sa cogliere ogni sfumatura, ogni minimo dettaglio sul volto degli altri: una leader, ma questo suo entusiasmo viene dalle ceneri di una famiglia spaccata: il papà in Ecuador, il fratello in Thailandia, lei, la mamma e la nonna a Borgo San Paolo. Parla ride, gesticola, ma senza quell’ilarità adolescenziale che sa di vuoto. Fransi sprigiona la vitalità interiore di chi non nasconde le fatiche della vita, ma le abbraccia.
Il progetto YEPP Porta Palazzo della Compagnia di San Paolo dal 2012 punta a migliorare la qualità della vita dei giovani nell'area di Porta Palazzo a Torino, facendoli diventare membri attivi della propria comunità e promuovendo il lavoro in rete. YEPP coinvolge infatti i giovani tra i 15 e i 29 anni di diverse nazionalità e eterogeneo background socio-culturale-economico, nell’ideazione, progettazione e realizzazione di iniziative che rispondono ai loro bisogni e desideri. Il metodo YEPP è promosso in Italia dall’Associazione YEPP Italia, ed è inserito in una rete internazionale che offre ai ragazzi opportunità di scambio in Italia e all'estero.
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