Cultura
Quei bambini come tutti, con zainetti e Happy Ippo
Tutte le mattine arrivano schiamazzando. Le femmine già con il foulard. I maschietti con il mito della liquirizia...
Sulle spalle portano gli zainetti Invicta e in testa lo sharb, il loro foulard. Sono le bambine musulmane, dai 7 anni in su, che frequentano la scuola di via Quaranta alla periferia sud di Milano. Solitamente in tinta unita, il foulard è abbellito da un paio di mollette colorate a forma di farfallina o di fiorellino che, fissate sulle tempie, lo trattengono su di una chioma corvina e crespa che fatica a nascondersi.
Così incorniciati, i loro visi spiccano nella loro forma e nel loro sguardo curioso verso il mondo. Quando sono sfiorate dal chiedersi perché lo portino, alzano gli occhi scuri verso la mamma che trovano tanto bella e rassicurante anche lei nel suo foulard di jersey sottile o di raso.
I maschietti invece non si distinguono da qualsiasi altro alunno di una qualsiasi scuola italiana: zainetto semiaperto ciondolante dalle spalle e una gran voglia di svincolarsi dalla stretta di mano della mamma, trascinata con il suo abito (le egiziane lo chiamano abhaeja) svolazzante dalla loro corsa verso i compagni di scuola.
Tre gradini ed entrano a scuola. L?edificio, basso e abbastanza squallido tradisce la sua natura per i disegni e le sagome di cartoncino colorato appiccicati sui vetri alti e smerigliati e per il suono di una collettiva cantilena, che esce dal seminterrato e che ricorda quella che trent?anni fa serviva ad imparare l?alfabeto: a come ape, b come barca, c come casa e così via.
Bambini e bambine che hanno compiuto 13 anni non si incontrano, stanno in classi separate. Ma il venerdì, quando gli adulti escono dalla moschea, osservato un certo ordine di genere attorno all?edificio istituzionale, i ranghi si sciolgono e i bambini, maschi e femmine, 13enni e non, ottengono di andare al bar a comprare rondelle di liquirizia e l?Happy Ippo Kinder.
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