Welfare

Quegli avvocati svuota-carcere

Volontariato. Progetto pilota dell’Ordine di Milano

di Redazione

Quando una persona entra in carcere con una condanna definitiva e si trasforma a tutti gli effetti in detenuto, oltre alla libertà perde anche il diritto alla difesa. «Lo Stato assicura il gratuito patrocinio solo a chi ha un processo in corso», spiega Sergio Segio, curatore per l?associazione SocietàINformazione del rapporto 2006 sui diritti globali. Un meccanismo perverso che di fatto impedisce l?accesso alle misure alternative a molti detenuti anche quando ne avessero diritto. «Dietro le sbarre ci sono tanti poveri e tanti stranieri che, malgrado abbiano pene brevi, non riescono ad accedere ai benefici semplicemente perché non sono in grado di portare avanti la pratica da soli», aggiunge Franco Moro Visconti che con l?associazione Avvocati per niente, nell?istituto di Bollate gestisce insieme ad altri colleghi volontari, fra cui l?ex capo della Corte costituzionale Valerio Onida, uno sportello giuridico a disposizione dei carcerati. Proprio l?esperienza di Bollate da fine luglio si allargherà ad altri due istituti dell?area milanese. Il 6 aprile scorso, infatti, il presidente dell?Ordine degli avvocati del capoluogo milanese, Paolo Giuggioli ha firmato una delibera in cui invita «gli avvocati inscritti nell?elenco dei difensori d?ufficio a dare la propria disponibilità a presenziare nei penitenziari di Milano San Vittore, Opera e Bollate». «Sono circa 400 i colleghi che, ?pro bono?, hanno aderito». I corsi di formazione sulla legislazione penitenziaria si concluderanno a fine mese e «allora saremo davvero pronti», annuncia Giuggioli. La selezione dei detenuti che potranno accedere al servizio sarà a carico dell?amministrazione penitenziaria. Un residuo di condanna non superiore a un anno e un provato stato di indigenza. Sono questi i due criteri indicati dal provveditore regionale, Luigi Pagano: «Credo che considerando i tre istituti raggiungeremo un bacino d?utenza di circa 300 detenuti». Il plauso di Pagano al progetto è incondizionato: «Questa è la strada giusta per creare sicurezza». I dati sono dalla sua parte. L?abbattimento del tasso di recidiva per chi sconta la pena in misura alternativa e che quindi ha la possibilità di lavorare si attesta intorno al 15% a fronte a uno standard dell?80%. «Per questo mi auguro che l?iniziativa milanese possa svilupparsi nella direzione di un vero e proprio patrocinio gratuito per chi è sottoposto a una condanna definiva», conclude Segio. . Stefano Arduini


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