Non profit

QuBì, una ricetta contro la povertà minorile a Milano

Fondazione Cariplo capofila del progetto da 25 milioni di euro avviato con il sostegno di Fondazione Vismara, Intesa Sanpaolo, Fondazione Fiera Milano e la collaborazione di Comune di Milano e organizzazioni del Terzo Settore. Tutti insieme per rispondere alle difficoltà di circa 9.400 famiglie del capoluogo lombardo che vivono in condizioni di grave bisogno

di Marina Moioli

Sembra incredibile ma a Milano un minore su dieci vive in condizione di povertà assoluta e 9.433 famiglie con minori beneficiano di almeno una misura per contrastare la povertà. Una povertà che riguarda migliaia di nuclei familiari che faticano a provvedere ai bisogni fondamentali, dall’accesso a una alimentazione adeguata per i loro figli, fino a mancate opportunità educative e di crescita.
Lo svela Fondazione Cariplo presentando anche la sua controffensiva: un patto per contrastare la povertà minorile. Il progetto, lanciato in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri indetta da Papa Francesco per domenica 19 novembre, si chiama “QuBì, Quanto Basta – La ricetta contro la povertà infantile”, ed è promosso da Fondazione Cariplo con il sostegno di Fondazione Vismara, Intensa Sanpaolo, Fondazione Fiera Milano, oltre alla collaborazione di Comune di Milano e organizzazioni del Terzo Settore. Una vera task force che ha già stanziato 20 milioni di euro (nel dettaglio Fondazione Cariplo ha messo a disposizione 12 milioni di euro, Fondazione Vismara 5 milioni, Intesa Sanpaolo 3 milioni e 300 mila euro sono arrivati da Fondazione Fiera Milano) per contrastare un fenomeno che negli utimi dieci anni è addirittura "esploso".

«Ma la nostra preoccupazione è che possa peggiorare ancora – ha sottolineato questa mattina il Presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti, nel corso della presentazione del Progetto QuBì, ricordando come monito queste parole di Giorgio La Pira: “Bisogna stare molto attenti perché la vera collera che può rovinare la società è la collera dei poveri"». «Questo programma – ha proseguito Guzzetti» è un impegno che ci siamo presi perché è inaccettabile sapere che nella città di Milano ci sono bambini e famiglie in condizione di povertà e disagio. Vogliamo sperimentare un modello nuovo aiutando le famiglie ad uscire da questa condizione. Ma per questa "battaglia" abbiamo bisogno della mobilitazione di tutti: pubblico, privato sociale ma anche la comunità milanese, con la speranza che riscopra la tradizione della sua solidarietà e generosità di "Milan col coeur in man"». Per arrivare a completare il programma mancano ancora circa 5 milioni di euro e presto partirà una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi tra i cittadini, che coinvolgerà anche il mondo dello sport e dello spettacolo.

Uno dei primi obiettivi è definire la mappa della povertà perché l’esigenza è fotografare il problema e la sua incidenza nelle diverse zone della città. Per essere efficaci, serve metodo e conoscenza puntuale della situazione. Il primo importante risultato a cui si è giunti è quello di avere dati certi sui beneficiari di interventi pubblici di contrasto alla povertà: grazie alla collaborazione con il Comune di Milano, la fotografia elaborata da Fondazione Cariplo consegna l’immagine di una città in cui nel 2016 le risorse per l’erogazione di contributi di sostegno al reddito hanno raggiunto i 20,8 milioni, per arrivare a sostenere 19.181 nuclei famigliari per un totale di 54.493 individui. Le famiglie con minori raggiunte sono 9.433, per un totale di 19.703 minori.

Analizzando i dati reddituali delle famiglie che nel 2016 hanno ricevuto un aiuto, si ha un’immagine evidente della povertà in città: circa il 90% dei nuclei familiari con minori raggiunti da almeno una misura è sotto alla linea di povertà assoluta. Nello specifico, se prendiamo una famiglia con un solo genitore composta da un adulto e un minore, il reddito medio è di circa 4.800 euro lordi annui mentre la soglia di povertà calcolata dall’Istat per la stessa tipologia di famiglia è di 12.800 euro annui. Un gap pari a circa 8.000 euro annui, che significa soprattutto mettere quel minore e quella famiglia in una condizione di rinuncia dell’essenziale, come un’adeguata alimentazione, l’accesso a cure di prevenzione e una più ampia possibilità di crescere dignitosamente. La situazione non cambia di molto se consideriamo una famiglia con due adulti e due minori: in questo caso il gap ammonta mediamente a 8.100 euro.

I partner di QuBì considerano importante trovare delle modalità per aumentare la capacità di spesa delle famiglie, con una specifica attenzione ai bisogni dei più piccoli: guardare alla città con dei dati di riferimento, con la capacità di leggere sia il bisogno che le risposte, permetterà di costruire un sistema di risposte più efficace. Per il Progetto QuBì significa avere una bussola per capire dove meglio indirizzare le risorse e gli interventi. La fotografia e l’analisi dei dati è la base della conoscenza per poter meglio indirizzare i futuri interventi. QuBì però è già attivo da tempo e ha finanziato l’apertura del primo Emporio Caritas nella città di Milano che sarà inaugurato nei prossimi mesi, la realizzazione di due hub del Banco Alimentare che servono due zone della città e un progetto pensato da Fondazione Pellegrini e Spazio Aperto Servizi che oltre a fornire pasti a un euro al ristorante Ruben ha offerto ad alcuni nuclei familiari la possibilità di inserirsi sul mercato del lavoro e di avere un alloggio temporaneo.


Durante la presentazione del Progetto QuBì è stato ricordato anche che dall' 1 gennaio 2018 sarà attivo il Reddito di Inclusione (REI) per le persone in povertà: si tratta della prima misura strutturale di contrasto della povertà. Grazie all’analisi realizzata in questi mesi, è possibile ipotizzare che i potenziali beneficiari del Reddito di Inclusione sulla città di Milano immediatamente raggiungibili siano, guardando solo alle famiglie con minori che già ricevono un contributo, circa 6.600 nuclei. Una risposta tempestiva a queste famiglie potrebbe portare al miglioramento delle condizioni di vita per circa 12.500 minori. Il programma, tra i suoi assi di lavoro, intende facilitare la realizzazione concreta della misura nazionale, sostenere l’amministrazione pubblica e il terzo settore nel prendere in carico i minori e le loro famiglie in condizioni di povertà e costruire opportunità e percorsi di fuoriuscita dal bisogno. Grazie al lavoro di analisi dei dati, sarà possibile anche capire quali sono le aree della città che registrano un numero più alto di potenziali beneficiari e realizzare un lavoro specifico con i servizi e con le realtà territoriali.

«Sono rimasto impressionato dai numeri sulla povertà minorile a Milano» ha commentato Carlo Messina, consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo. «C’è l’esigenza assoluta di intervenire per chi ha i mezzi e può farlo. Intesa Sanpaolo non è solo banca dell’economia reale ma dell’economia sociale. Cerchiamo di mettere a disposizione la forza del nostro gruppo per chi ha bisogno. L’impegno non si limita a 3 milioni di euro. Mettiamo al servizio del progetto il punto di forza costituito dalla relazione privilegiata coi clienti e la forza del contributo dei dipendenti del gruppo. C’è affinità elettiva fra i valori della nostra banca e il lavoro di Fondazione Cariplo».

«L'idea di mettersi insieme è vincente», ha aggiunto Paolo Morerio, presidente della Fondazione Vismara. «Aderiamo all'iniziativa perché crediamo che la diversità tra noi soggetti promotori possa esprimere differenti visioni e possibilità di intervento che ben coordinate possano permettere alla città di fare un passo avanti nella costruzione di possibili soluzioni

Secondo Giovanni Gorno Tempini, presidente di Fondazione Fiera Milano, anche nel sociale «il gioco di squadra è fondamentale, per mettere in comune non solo risorse ma competenze e organizzazione. Così si ha maggiore possibilità di arrivare più efficacemente alla radice del problema».

Alla presentazione di QuBì è intervenuto anche Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano: «La vera scommessa non è solo dare una risposta immediata al bisogno ma riuscire a costruire un percorso di autonomia della persone. Il grande tema oggi non è solo dare un contributo, un pasto e un letto ma sostenere la capacità di ognuno di farcela, formarsi e trovare un lavoro». Trovare, insomma, "quanto basta" per vivere.

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