Welfare

Quattrocento quaderni e un libro bianco

di Flaviano Zandonai

Ci sono tanti modi per promuovere il terzo settore, l’economia sociale o che dir si voglia (non starò a fare troppe distinzioni in questo post). Ad esempio si può scrivere un libro bianco di trecento e passa pagine con contributi scientifici orientati soprattutto su aspetti concettuali e normativi. E’ quello che ha fatto, qualche giorno fa, l’Agenzia per il terzo settore in Italia. In Francia invece hanno seguito un’altra strada (non alternativa, semplicemente un altro percorso). In vista degli stati generali dell’economia sociale che si svolgeranno tra qualche giorno a Parigi verranno presentati circa quattrocento “cahiers de l’esperérance” (quaderni della speranza) redatti da associazioni, cooperative, imprese sociali, semplici cittadini al fine di proporre concrete soluzioni per cambiare, migliorandolo, il sistema economico e sociale messo a dura prova, anche lì, dalla crisi. I quaderni sono quindi una grande raccolta di libri bianchi rivolti ai policy maker, ma anche (e qui viene il bello) a un opinione pubblica che non sembra ancora conoscere bene caratteristiche e composizione interna del settore (che dire? tutto il mondo è paese).  Un’operazione dal basso, immagino molto lunga complessa, ma che anche solo dal punto di vista del metodo avrà certamente più impatto del nostro libro bianco perché è coerente con le caratteristiche costitutive del settore. Peraltro, a rinforzare la preferenza per questa soluzione c’è un antecedente storico davvero suggestivo citato, con elegante grandeur, dai promotori francesi. Nel 1798 gli stati generali, quelli della rivoluzione per capirci, utilizzavano i “cahiers de doléances” (i quaderni delle lamentele) dove i singoli cittadini potevanno annotare le loro critiche. I quaderni, nati su spontanea iniziativa delle comunità locali, vennero via via filtrati in documenti dai contenuti più generali che servirono, tra l’altro, come fonte d’ispirazione per la redazione della Costituzione francese. Evidentemente due secoli dopo lamentarsi non basta più anche se in ballo non c’è la Costituzione ma una, seppur importante, legge quadro per l’economia sociale. Vedrei bene una delegazione del nostro Forum del terzo settore a questi nuovi stati generali, considerando il giusto auspicio di una maggiore apertura internazionale espresso qualche giorno fa proprio dal suo portavoce.

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