Dati Istat
Quasi 6 milioni di poveri in Italia, ma 4 milioni di loro non hanno accesso all’assegno d’inclusione
Alleanza contro la povertà denuncia la situazione che si è creata a causa delle nuove regole e chiede un confronto urgente al governo. «L’Osservatorio sulle povertà, che è stato istituito a settembre, non è stato ad oggi mai convocato», accusa il portavoce Russo
di Redazione
Sono 1,82 i milioni di persone che in Italia hanno accesso all’Assegno d’inclusione. Ma questo dato stride con una rilevazione Istat, che ci parla di oltre 5,6 milioni di italiani in povertà assoluta. Viene da chiedersi, dunque, come vivano gli altri quattro milioni circa di poveri che, pur trovandosi in estrema difficoltà economica, non ricevono alcun supporto. Se lo chiede anche l’Alleanza contro la povertà in Italia, attraverso il suo portavoce Antonio Russo, dopo aver letto e analizzato i dati contenuti nell’ultimo Report dell’Osservatorio Inps su “Assegno di inclusione – Adi e Supporto per la formazione e il lavoro – Sfl”. Oltre alla limitata copertura, infatti, emergono criticità legate alla trasparenza e all’accessibilità dei dati: per esempio, la diffusione tardiva delle informazioni ostacola il monitoraggio e rende più difficile valutare l’impatto e adeguare gli interventi.
«Rispetto a sei mesi fa, quando l’Inps aveva diffuso i primi dati (giugno 2024), la situazione è mutata di poco: allora erano 1,7 milioni i beneficiari, circa 625mila nuclei», fa notare Russo. «A dicembre 2024, gli individui beneficiari sono circa 1,82 milioni, per un totale di circa 760mila nuclei. Oggi come allora, tra questi prevalgono quelli in cui sono presenti over 60 (302mila), minori (235mila) e persone con disabilità (229mila)».
Interessante il confronto con i numeri relativi alla precedente misura di contrasto, il Reddito di cittadinanza: l’Osservatorio riferisce che il 60% è risultato successivamente percettore di Adi/Sfl. E specifica che il 25% dei nuclei non risulta aver presentato domanda né per Adi né per Sfl, mentre per il residuo 15% la domanda non è stata accolta.
«Torniamo a domandarci e a domandare al governo perché un nucleo su quattro abbia deciso di non presentare domanda: i dati Istat ci portano a escludere che le condizioni economiche di così tanti nuclei siano migliorate al punto da aver superato il bisogno. Più verosimile è che le nuove regole abbiano reso l’accesso alle misure più complesso e limitato, escludendo un altissimo numero di persone che pure continuano a trovarsi in condizione di vulnerabilità. Di fronte a questo scenario, appare indispensabile una maggiore trasparenza sui criteri che hanno portato al rigetto delle domande, per comprendere chi sia stato escluso e perché. Per questo, per noi, è fondamentale il ritorno a una misura universalistica che sappia rispondere al bisogno di tutti coloro che si trovano in povertà assoluta, a prescindere da età e condizioni sanitarie. Lo abbiamo chiesto con forza in sede di discussione di Legge di bilancio, ma le nostre richieste sono state accolte solo parzialmente; possiamo aspettarci un lieve aumento della platea dei beneficiari, grazie all’innalzamento della soglia reddituale, ma continueremo ad essere ben lontani dal traguardo: assicurare un supporto a chi viva in condizione di povertà assoluta, per poter invertire la tendenza, ormai decennale, che ci fa assistere a un costante aumento della povertà nel nostro Paese», commenta Russo.
Alleanza contro la povertà, attraverso il suo portavoce, torna a chiedere al governo «un confronto ragionato su questi numeri, per poter condividere analisi e proposte. L’Osservatorio sulle povertà, che è stato istituito a settembre e di cui pure facciamo parte, non è stato ad oggi mai convocato. Se vogliamo davvero combattere la povertà nel nostro Paese, servono tavoli nazionali. Il rischio è che a fronte di una situazione di emergenza si perda altro tempo che potrebbe essere investito nella definizione di un programma di contrasto alla povertà».
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