Welfare
Quarantun detenuti ci scrivono
Lettera di un gruppo di detenuti del carcere di Siena
Questa settimana pubblichiamo la lettera aperta di un gruppo di detenuti del carcere di Siena, indirizzata alla senatrice Ersilia Salvato e al Guardasigilli, in cui i carcerati esprimono la propria inquietudine rispetto alla ?defenestrazione? del direttore degli istituti di pena, Alessandro Margara, e la sua sostituzione con Caselli. Una scelta semplice , in linea di principio, ma che nella realtà nostrana delle carceri, ha significato quasi un colpo di mano. Che non è piaciuto a nessuno.
Siamo un gruppo di detenuti di San Gimignano e in questi giorni stiamo discutendo sulla sostituzione di Alessandro Margara, già direttore generale delle carceri, con il giudice Giancarlo Caselli, ai vertici dell?amministrazione penitenziaria. Perciò vogliamo esprimere la nostra preoccupazione. Il ministro Diliberto, durante una trasmissione televisiva dal carcere di Rebibbia qualche mese fa ha detto che lui si ritiene un ?servitore dello Stato?, cioè uno che vuole fare del bene al nostro Paese. Da anni, però, osserviamo che sia la riforma penitenziaria del 1975 che la legge Gozzini dell?86 sono rimaste lettera morta. Ciò significa che nel nostro Paese da anni sono in vigore leggi completamente inapplicate. Affermazioni, le nostre, che sono state confermate dalle denunce pubbliche di senatori, deputati, direttori di carcere, e ora anche dal direttore generale degli istituti di pena recentemente defenestrato. Noi non siamo nessuno per dire al ministro cosa ci piace e cosa non ci piace, però l?articolo 28 della Costituzione afferma: «I funzionari e i dipendenti dello Stato sono direttamente responsabili secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In questi casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici». Se ciò è vero, come è vero, allora ci chiediamo perché, a distanza di 24 anni, la legge penitenziaria non è ancora stata attuata e soprattutto ci chiediamo chi sia il responsabile di anni e anni di violazioni dei nostri diritti. Tutti ne erano a conoscenza. Lo ha denunciato il dottor Margara, il dottor Nucci, (direttore di Porto Azzurro dimessosi per protesta), e anche il direttore di San Vittore. Perciò invitiamo tutti alla riflessione. Cosa dobbiamo fare perché in carcere entri la legalità? Noi non ci azzardiamo a pensare che il ministro, persona colta e da sempre dalla parte dei meno abbienti, voglia creare un sistema carcerario in cui ogni speranza venga meno e dove possa esistere solo miseria e brutalità.
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